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Note critiche brevi a
Nell'oltre delle cose
di Giovanni Parrini
Maurizio Cucchi
Tuttolibri, 21 maggio 2011
Al
tempo e all'istante si dedica anche Giovanni Parrini, nel suo terzo libro,
Nell'oltre delle cose (Interlinea, p.66, e 12), aperto da un ottimo
intervento di Giovanna Ioli. Parrini è un poeta di pensiero, in cui la realtà è
affrontata con mentalità scientifica, e che compie una sorta di viaggio
intellettuale «che parte dalla concretezza del mondo per giungere al segreto che
circonda l'universo» (Ioli). Quello che di lui soprattutto persuade è la
profondità dello sguardo, l'asciuttezza del dire, la capacità di tenere elevato
il discorso senza troppo concedersi all'astrazione, ma riuscendo a convocare una
serie controllata di immagini in grado di tradurre il pensiero in sostanza
lirica. Con momenti, anche, di tensione o quasi commozione: «Chiuse un attimo
gli occhi, ascoltando il lavorìo remoto dei trattori, | un latrare di cani
dilatarsi, mescolarsi alla bruma, | l'opera indefinibile dell'uomo, | stupenda e
rassegnata | alla necessità | della sua gloria oscura».
Daniele Piccini
Famiglia Cristiana, 17 aprile 2011
Giovanni Parrini canta «l'opera indefinibile dell'uomo, / stupenda e
rassegnata / alla necessità / della sua gloria oscura». In lui il senso
dell'immanenza urta con l'accensione di una prospettiva d'oltranza, nutrita di
memorie di maestri. Il mondo viene scrutato con tenacia, senza risposta né
chiusura.
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