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Note critiche sparse
Alfio Fiorentino
"Mi trovo nel mezzo" scrive Laura Pierdicchi ed è proprio in
questo discrimine operativo che si pone il suo testo rassicurandosi. L'ordito
per la maggior parte logico-descrittivo ne è la prova. In effetti è un
discrimine tra "il corpo e l'angelo": i parlati sembrano realizzarsi in stampa
tra caratteri 'normali' e 'corsivo'. Il testo si snoda tra presente e nostalgia,
tra consapevolezza del corpo ("sono il mio piccolo corpo" e "nel lontano mio
corpo vado"), che contrasta con "l'interno mai disegnato", e il
ricordo-nostalgia dell'infanzia preziosa ("la mia infanzia germogliava oro"),
per livellarsi in stile: controllati e definitivi. Scorre così il sentimento.
C'è tutta la weltanschaung del ventaglio esistenziale della Pierdicchi.
I riverberi ci portano "pensieri-capelli di medusa": una
inquietudine sempre mediata, filtrata e poi posizionata su un rigo sapiente di
architetture, di cadenze, di autolimitazioni che nella sostanza e alla fine è lo
stile, la inconfondibile cifra poetica di Laura Pierdicchi. Una collimazione tra
la figura gentile di Laura ("tanto gentile e tanto...") e la grazia, la finezza
della poesia di Laura, sempre incentrata, ripeto, tra ricordo e presente. Ma è
un presente apparente. La poesia abita in un luogo collaterale, non pronunciato:
a volte mai detto. Noi percepiamo soltanto i riverberi, sparsi qua e là. Il
luogo è altrove. Questa la fornace dalla quale nasce e si propaga stemperandosi
la poesia di Laura Pierdicchi.
Luigi Pumpo
in: Presenza, Striano 1984
Veneziana, avverte della sua città lagunare il fascino e le
melodie arcane. E nella poesia, spesso, canta la sua terra con un ritmo
altalenante e con immagini ricche di un proprio stupore. Tanti sono i periodici
che hanno ospitato suoi lavori e moltissime sono le antologie dove figurano suoi
gruppi di poesia. La stampa segue con interesse l'evolversi del suo mondo
artistico che meglio appare nei due volumi A noi che siamo (1979) e
Neumi (1983) i quali testimoniano della validità della sua pagina lirica.
Anche noi ne abbiamo più volte scritto e tra i suoi critici ricordiamo: Aldo
Arnavas, Guido Massarelli, Giorgio Bárberi Squarotti, Andrea Zanzotto, Bianca
Buono, Ketty Daneo, Fulvio Castellani, Guido Battistelli. È stata premiata in
tutta Italia sia con l'inedito che con l'edito.
in: Presenza, Striano, nr.5/1979
Con Laura Pierdicchi ci troviamo, invece, dinanzi a un
intimismo dolente e amaro. Veneziana, ella, spesso, lascia trasparire nel suo
discorso un tenue segno di trasparenza spirituale che conquista ed affascina.
Collabora a riviste e periodici d’arte ed è stata premiata in molti concorsi tra
i quali si ricordano “Città di Fogliano”, “Altari” e “Città di
Cassino”. Ha in
corso di stampa la sua prima raccolta poetica che ci auguriamo potere leggere
presto e scriverne da qualche parte.
Paolo Ruffilli
in: Poeti del Veneto, Treviso 1985
La materia della poesia di Laura Pierdicchi è di un'immediata
e di un'assoluta implicazione esistenziale. Nella situazione normale corrente
della vita quotidiana, alla minaccia del confuso stato di coscienza e ai residui
della pellicola retorica che avvolge i rapporti umani il poeta oppone improvvisi
fraffi e tagli del reale.
Il flusso della vita, nello spettro della personale
esperienza, si impone a qualsiasi vocazione letteraria, producendo nella poesia
un effetto ondulatorio tra i poli opposti del lessico della cronaca e
dell'andamento della lirica.
La poesia della Pierdicchi è un taccuino esemplare degli
appunti e delle annotazioni, un album della memoria critica, un almanacco della
propria condizione. È il diario delle pagine privilegiate, tra scelte a
comporre (e a verificare, a interrogare, a mettere sotto processo) il senso di
una vicenda e di una vita. Tema centrale è, a ben guardare, la morte: termine
ineludibile del confronto, enigma esistenziale, l'altra faccia della medaglia,
vuoto di assenza, in cui precipitano errore e disguido, ma in cui si scioglie
anche il doppio senso della vita.
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