Note critiche brevi a
Voci tra le pieghe dei passi
di Laura Pierdicchi
la
Scheda del
libro

Daniela Quieti
Concorso Nazionale di Poesia “Mario Arpea” (5° premio)
L’opera Voci tra le pieghe dei passi di Laura Pierdicchi si articola con
originale versificazione in uno scenario ambientale scandito da tre momenti che
raffigurano il panorama collettivo ed esistenziale all’interno di variegate
situazioni storiche. Ogni “voce” allude alle ondulazioni tra le quali il senso
dell’essere rischia di smarrirsi nel confronto tra finitezza e perennità, in una
sorta di scissione tra l’io e il sé lungo un percorso “sotto un cielo opaco” nel
quale “Il tempo riflette solo l’ombra / di un antico splendore”.
Mariella Bettarini
….Ho letto con piacere ed
interesse il suo libro, e condivido il parere dell’amico Ruffilli, specie per
quanto riguarda il duro rapporto vita-morte, l’intensa alternanza delle VOCI, la
loro pregnante coralità e la convivenza di “partecipazione” e “distacco”…
Giorgio Bárberi Squarotti
…ricordo bene la sua poesia sempre intensa e fervida, che ha accompagnato
tanti anni della mia vita con emozione e luce; e leggo ora la nuova raccolta… E’
una grande ricapitolazione di memoria, di vita, di amore, scandita dal
susseguirsi delle stagioni e delle occasioni degli incontri dei sensi e
dell’anima…
Elio Andriuoli
La ringrazio vivamente per il dono del suo nuovo libro Voci tra le pieghe
dei passi, che viene ad aggiungersi degnamente agli altri suoi per la
profondità della meditazione e per la sicurezza del dire. La sua è una scrittura
moderna ed essenziale, con la quale riesce ad esprimersi con compiutezza e
verità …
Valerio Magrelli
Ho esaminato con molto piacere e interesse la sua raccolta… Ci tengo comunque
a dirle che ho letto i suoi testi con attenzione. Penso in particolare a
composizioni come “Arriva il giorno in cui il malessere frena l’impulso
dell’infanzia” (con l’apparizione del sangue che “incide” il cambiamento),
“Nell’insieme il sistema si misura”, o “Quando termina l’unione”, dove mi ha
specialmente attratto il clima di dolorosa torsione dei sentimenti. Sinceri
auguri di buon lavoro, dunque.
Massimo Morasso
Si tratta del frutto di un
lavoro su e con la parola che sento affine in molti sensi. Soprattutto l’impeto alla
concordia dell’insieme, e l’ordo architettonico che presiede al gesto
poetico senza appesantirlo, fanno della sua raccolta un unicum cui
guardare con attenzione. Mi piace pensare alle sue “voci” radunate in tre tempi
come l’afflato che trova ogni volta daccapo la propria calibrata dizione
(ragione) in uno spazio mentale che sta al di là dell’io e delle sue molteplici
tentazioni, poiché lo (le) contiene e lo (le) supera. Grazie ai suoi versi e alle sue
“prose” (?) concettuali, va da sé, torno ancora una volta a pensare che la
poesia può, o forse deve essere corale – beninteso quando a farla è un’anima
capace dell’esercizio dell’accoglienza intellettuale.
Fabio Scotto
La ringrazio del gradito invio del suo volume, che si segnala per
l’originalità progettuale e architettonica e che contiene spunti di sicuro
interesse, specie nell’articolazione vocale e nelle riflessioni della coscienza
gnomica sulla condizione umana e sui drammi epocali. Tra tutti prediligo i
frammenti più epigrammatici, quelli in mimesi, come a p. 55 quello sul fiore,
per fare solo e riduttivamente un esempio.
Carlo Villa
Ho letto con interesse le sue “voci” così cariche di sgambetti strazianti
circa un lavoro sul linguaggio accanito e disciplinato, dai risultati che
appartengono al “diario” montiano attraverso sfaccettature d’una intimità
imprevedibile quanto vitale. Non posso che congratularmi per l’occasione che ha voluto darmi nel
propormene la lettura intimista e ferocemente femminile. |