2003
Ascoltare gli Indios a Guarapuava
in: Notiziario della Parrocchia di
Fontaniva (Padova)
Organizzati dal Centro Missionario della Diocesi di Vicenza,
undici
gruppi hanno fatto nel 2003 una esperienza estiva in missione in
undici località dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina.
Perché vado in Brasile in luglio? Perché ho colto la chiamata
di P. Benito che mi ha invitato a conscere gli indios del Paranà è una risposta,
ma è molto limitativa. Mi spinge qualcosa altro, molto più profondo ed
impegnativo.
La conoscenza di altri luoghi, molto diversi del nostro, è
stimolante, geografico, turistico. Ma non basta. Conoscere altri popoli ed
altre culture può essere interessante, ma nei villaggi degli indios di
Guarapuava cerco qualcosa di più.
Da precedenti esperienze ho capito che nel terzo mondo non si
va per portare qualcosa, ma per ascoltare qualcuno. Il mito del bianco che
porta la sua cultura ed il suo "benessere" ai poveri è una illusione
ingannevole. Me ne sonoconvinto toccando con mano certe situazioni, non so se
altre mi faranno cambiare idea. Il benessere, cioè lo stare bene in armonia con
se stessi, con gli altri e con l'ambiente naturale è una prerogativa più del
terzo che del primo mondo. Certo, senza gli strumenti e le tecnologie di cui il
primo mondo è ricco, ma il rovescio della medaglia e gli eccessi del consumismo
fanno riflettere.
Ecco, quasi come una compensazione, una pausa di
riflessione, o meglio di rigenerazione dallo stress dei nostri ritmi moderni,
Guarapuava potrebbe essere un antidoto disintossicante.
Ma non basta ancora. Cercare è diverso dal disintossicare.
Ascoltare significa cogliere dei valori che altre culture possiedono, anche se
diversi dai nostri. E proprio perché diversi possono aggiungere
qualcosa alla nostra ricchezza. Ma noi siamo ricchi in termini culturali e
spirituali?
II presunto primato dell'Occidente, basato su regole
geometriche e leggi meccanicistiche, ha già avuto degli smacchi clamorosi. Gli
antichi Maya conoscevano meglio l'Universo, tanto che Papa Gregorio Xlll nel
1582 riformò il calendario in base a quello dei Maya. Dai Maya attuali sono
stato sbalordito per una ricchezza spirituale genuina e prorompente. Dalle
comunità indios dei guarani e dei kaingang del Paranà e dal Centro di Cultura
Indigena di Guarapuava mi aspetto tante cose buone e diverse dalle nostre.
Dio ci ha rivelato attraverso Suo Figlio Gesù un modello da
seguire, ma sono convinto che anche altri popoli conservano tesori e valori da
scoprire e da assimilare per comporre il grande mosaico dell'umanità.
Quell'umanità che è stata (o non è stata?) creata dallo
stesso Dio.
Mi spoglio quindi dalla presunzione di portare ad altri
qualsiasi forma parziale e sorpassata per guardare a forme più universali. Cioè
sostanza che vive e si nutre di quel valore aggiunto che deriva dalle diversità
in sinergia, non in autodistruzione. In questo senso il nostro
aiuto al terzo mondo è un dovere attraverso la realizzazione
di progetti che ascoltino, capiscano e valorizzino le persone con la loro
tradizione e la loro cultura. Cioè l'opposto della "colonizzazione" che impone
ad altri i nostri modelli annientando quelli dei nativi.
P.S. Un ringaziamento particolare a tutti coloro che mi sono
vicini con la preghiera e vorranno dare un contributo per il completamento del
Centro di Cultura Indigena a Guarapuava.
Fontaniva giugno 2003 Rino Piotto
La Terra rubata,
la Storia tradita
Stavo leggendo un libro sulla Storia di Guarapuava, città
del Paranà (Brasile) che ha attualmente 160.000 abitanti, il cui nome
nell'idioma indio significa "lupo feroce".
In questo libro sono descritte le prime esplorazioni del
"nuovo mondo", effettuate nel 1521 e nel 1541 dai portoghesi e dagli spagnoli,
vengono documentati molti episodi, raccontati i pericoli derivanti dalla
ostilità degli indigeni, che avevano la loro roccaforte proprio nei "Campos de
Guarapuava". Vengono citati, fra gli altri, la costruzione nel 1810 del fortino,
l'Atalaia, che permise la conquista dei Campos nel 1820.
Ecco, questa è la storia della conquista di queste terre
selvagge, abitate dai "senzaanima", una umanità inferiore da massacrare per
"piantar o marco portugues e pregar a civilizaçao da cruz". E poi via con
l'elenco dei più famosi "tropeiros", una sorta di sceriffi che ammassavano
truppe per dare una "legge" a questo territorio. Dal 1853 spicca l'elenco dei
presidenti della Camera Municipale di Guarapuava, finalmente riconosciuta città.
Più leggevo questa storia meno mi piaceva, e soprattutto più
abortivo la sua unilateralità, direi la sua eresia. E' come se Dio Creatore
avese plasmato questo Continente nel 1492, assegnando all'uomo bianco la sua
civilizzazione. E' una storia tradita nella sua genesi e nella sua gente
nativa. Unico personaggio indigeno degno di menzione risulta essere Guairacà,
cacique (capo indio) valoroso leggendario, che deve avere inflitto agli spagnoli
tali batoste da costringerli a riparare i loro guai oltre il fiume Paranà, in
quella terra chiamata Paraguay.
Guairacà deve però aver commesso l'errore di voler
distinguere i cattivi (spagnoli) dai buoni (portoghesi), tanto che questi
ultimi gli hanno eretto un monumento attribuendogli la celebre frase "Esta
terra tem dono". Sicuramente Guairacà avrà voluto dire: "entrate nella mia
tenda, fratelli, per fumare il caschimbo (pipa) della pace e della convivenza
pacifica. Questa terra può ospitare anche voi". Si sa come poi andò a finire: i portoghesi fecero strage di
indios rubando loro la terra e distruggendo la loro cultura e la loro storia.
Mancano gli elenchi dei caciques pre e post-colombiani, manca la storia vera dei
legittimi abitanti di questa terra.
Per gli indios la terra è sacra. E' la madre che nutre le
creature del Signore. Mai l'indio, per sua cultura ed indole, si permetterebbe
di oltraggiare la terra, alterarne i frutti (prodotti transgenici) o dividerla
in proprietà privata.
L'indio del Paranà ha per la terra la stessa spiritualità del
Maya del Guatemala. Vive per ringraziare il Signore per ogni dono della terra.
Gli manca però la laboriosità dei Maya nell'organizzazione e nella
coltivazione. A questo ci hanno pensato i bianchi fazenderos.
Agosto 2003
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