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Introduzione all'opera collettanea
I Poeti del Drago
dei poeti
Daniela Quieti -
Enea Roversi -
Aldo Selleri
Davide Rondoni
La poesia tiene insieme voci diverse, nell’arco dei
secoli e nel breve spazio di antologie, libretti, strane confezioni di parole
così piene di vita che lì sembrano vivere e morire contemporaneamente. Offerta e
sparimento della poesia, che mentre accade evoca sempre le propria assoluta
gratuità. La sua non-necessità. Si, strana cosa. La poesia circola come l’acqua,
come l’aria, per via editoriale e nonostante le scuole. Circola non si sa bene
come. Mai richiesta e pur sempre desiderata. Una specie di inafferrabile Drago,
nel senso di una creatura misteriosa e indescrivibile. La potenza della poesia è
tellurica. È un drago che esce dalle vene della vita. I draghi che la psiche
inventa sono spesso dei bamboccioni del terrore. Ne fanno oggetti carini, che
intrattengono i bambini. Ma un adulto sa cosa è un drago. Lo sa ogni notte. E
ogni volta che fissa il dramma di vivere negli occhi dei vicini e dei figli. La
poesia è una lingua di drago.
Non si può certo dire che a comprenderla siano gli
amanti delle schedature letterarie. I critici accademici. I compilatori di libri
scolastici. Le cosiddette “élites”. No, il popolo conosce il drago. Il popolo e
i poeti – quelli che sentono la poesia.
In Italia sono uscite un fracasso di antologie in questi anni. Molte inutili,
alcune utili. Ma non vale qui parlarne. Questa non è un’antologia. È una specie
di festa. Una discreta, semplice festa per il Drago. Un libro che non ha pretesa
di rappresentare linee o emergenze e nemmeno tendenze della poesia italiana. Ma
una piccola festa al drago. Con pochi invitati e l’ascolto delle loro voci. Che
sono voci italiane di adesso, ma hanno dentro quel che è portato dalla poesia di
sempre. | |
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