| |
Presentazione a
Diletta sposa
Walter Nesti
Veniero Scarselli potrebbe essere definito il Grande Romanziere alla
ricerca della verità, di cui il "viaggio" ne è il mezzo privilegiato. Ogni suo
libro ne propone uno, ma in fondo il viaggio è lo stesso: quello dell'Uomo
alla ricerca dell'Eden perduto. Che sia in forma di fuga (Fuga da Itaca, 1997)
o nella forma tormentata di una ricerca d'approdo (Pianto di Ulisse, 1998)
–
libri che riprendono il tema già presente in quello d'esordio, Isole e vele,
del 1988 – oppure si inabissi negli inferni della depurazione del Male (Il
palazzo del Grande Tritacarne, 1998) o si inoltri nel ventre di un enorme
piroscafo adagiato sul fondo del mare (Ballata del vecchio capitano, 2002),
tanto per citare gli ultimi libri, il viaggio è la condizione sine qua non per
ottenere la Grande Conoscenza e restituire all'Uomo l'integrità della sua
umanità.
Ma se nei precedenti libri l'Autore aveva cercato nella furia del sesso e
nella fustigazione della carne, nel tormento della fuga e nella speranza d'un
approdo un senso da dare alla propria vita in continua ricerca di certezze
sempre sfuggenti, in questo nuovo libro il punto di osservazione si sposta
oltre il limite che divide la vita dalla morte e anche il linguaggio perde la
furiosa irruenza corrosiva di altre opere; gli "strumenti affilati della
teologia", utilizzati in precedenza con effetti angoscianti e da incubo e coi
quali aveva affrontato la dissoluzione della carne per potersi liberare dal
Male attraverso la necessità del dolore, si stemperano in questo poemetto di
forte spessore spirituale che si affida alla magia della parola per proseguire
il viaggio della conoscenza nella vita oltre la morte.
Il poemetto è ispirato liberamente al testo sacro del buddismo che è il
Libro Tibetano dei Morti. Vademecum per la preparazione alla giusta via della
vita eterna, quel libro sacro concentra gli insegnamenti fondamentali della
sapienza spirituale buddista spiegando tutte le fasi che si succedono alla
morte fisica quando l'Uomo si trova in quello stato di pre-morte in cui il
respiro è cessato ma l'anima non si è ancora staccata dal corpo; determinante
allora diventa la volontà di liberarsi da ogni residuo terreno per raggiungere
finalmente la Vera Luce, ch'è solo di Dio. Già nella Ballata del vecchio
capitano questo testo sacro aveva fatto una sua breve ma importante
apparizione quando il vecchio capitano si fa recitare le parole / che l'anima
ha bisogno d'ascoltare per poter andare incontro all'agognata salvezza; lo
stesso viaggio verso la salvezza è quello che ora deve compiere il Narratore
che sa di doversi presto separare dalla Diletta Sposa, e ad essa si rivolge
affinché lo aiuti e lo guidi nel Grande Viaggio.
A chi ancora non conosce il Libro Tibetano dei Morti Scarselli ha offerto
con questo poemetto uno stimolo ulteriore per introdursi nella fascinosa
spiritualità orientale.
| |
 |
autore |
|