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Prefazione a
Genesis
Sandro Gros-Pietro
Forse la favola universalmente piu nota nella storia dell'umanità è quella
della origine del mondo narrata net primo libro della Bibbia, che assume l'apodittico
titolo di genesi. Non esiste altro breve racconto, con finalità etiche e
religiose, carico di valenze sirnboliche e didascaliche, che sia stato piu
commentato e discusso e che abbia condensato in se maggiori contenuti di
sapienza e di fede. Il vocabolo – genesi – assume anche valenza indipendente di
ragione e di filosofia laica, affrancata dall'indicazione antonomastica di
fondamento della fede posto a sigillo dei biblia, che sono i libri sacri
adottati dalle tre più diffuse religioni del genere umano, ebraismo,
cristianesimo e islamismo. Il fatto poi che Veniero Scarselli si rifaccia
direttamente al vocabolo latino – genesis, di vaga memoria pagana – contribuisce
ancora di più a dare valenza al suo racconto non immediatamente immedesimabile
con la professione di fede a favore di una delle tre anime religiose della
Bibbia. Noi tutti sappiamo che Veniero Scarselli appartiene al mondo della
cultura cristiano cattolica, in esso si è formato, si è dato le basi e la
profondità degli studi, ma si e anche posto orizzonti che sopravanzano in ogni
direzione, di spazio e di tempo, l'esperienza della fede cristiana. Sopravanzare
la fede non necessariamente significa scoprire una verità piu vera di quella
rivelata, ma significa accettare di impostare il convivio della sapienza sulla
base di un intento comune di ricerca della luce universalmente accettabile e
condivisibile sia da chi nutre fede religiosa e si orienta verso la verità
rivelata sia da chi al contrario nutre solo fiducia nella lettura positivista
dell'universo esperibile e non confida in alcuna verita ultraterrena. Il fatto
che Scarselli si muova in una direzione laica è pienamente dimostrato dalla
teoria estetica dell'arte che sta alla base delta sua ricerca della bellezza.
Infatti, scrive Scarselli: "E' bello ciò che affronta importanti temi
esistenziali in una rilettura originale riuscendo a trasmettere in modo
comprensibile, convincente ed avvincente un messaggio universale di alto valore
etico-spirituale valido in ogni luogo e in ogni tempo" [Cf'r. Veniero Scarselli,
Manifesto per la rinascita di una poesia di valore
otico su Vernice n. 33/34, Genesi Editrice, Torino, giugno 2006. pag.
81.]. I temi esistenziali
sono gli argomenti della vita (e della morte) che da sempre agitano l'inchiesta
degli uomini intorno al significato delle azioni e dei pensieri che si fanno o
che si progettano. La rilettura originale è il contributo personale di ogni
autore al grande arricchimento collettivo delta cultura umana: per esserci
arricchimento – ci fa intendere Scarselli – deve esservi originalità, nel senso
letterale del termine, cioè di creazione di qualcosa di nuovo che prima non
esisteva. Il valore etico-spirituale è la scelta di campo che sta alla base di
tutta l'opera di Scarselli, per il quale l'arte è avvaloramento del viaggio
dall'uomo verso l'uomo – cioè l'etica – e del viaggio dall'uomo verso un ideale
di verità – cioè la spiritualità. Infine, la validità dell'opera d'arte in ogni
tempo e in ogni luogo per Scarselli significa il viaggio dell'artista alle
origini profonde dell'umanità e, quindi, il contributo all'inveramento della
natura antropologica dell'opera d'arte, che non è riducibile all'egotismo
dell'autore, ma che è simbolo dell'intera natura umana. Gli elementi di questa
formula – per usare l'espressione scarselliana prediletta dall'autore – sono
plurivalenti, in quanto sono applicabili sia a una ricerca religiosamente
orientata sia a una ricerca rigidamente positivista: proprio nell'adozione di
questo codice plurivalente dell'arte consiste la laicità del pensiero di Scarselli,
il quale, nel contesto di
quest'opera, adotta come protagonista della fiaba un uomo di fede, ma sviluppa
la ricerca poetica all'interno di una definizione d'arte che è perfettamente
accettabile anche da atei e agnostici. Per il poeta Scarselli, Dio diviene
espressione simbolica e didascalica di origine e di fine dell'esperienza della
vita: tale concetto – l'inizio e la fine della vita – appartiene in uguale misura
al pensiero non religioso, anche se quest'ultimo userà un'indicazione
nominalistica diversa da quella religiose, come fosse cosmo ovvero come fosse
la pomposa perifrasi di orizzonte degli eventi.
Genesis è la rilettura della favola dell'origine e della storia tutt'intera
del mondo, dall'iniziale scaturigine delle cose, degli animali e dell'uomo
all'attualità dei tempi nostri, in un'unica breve corsa di narrazione, per prosa
o per versi – come indistintamente funzionano le favole – con adozione di pochi
elementi simbolici rispetto alla grande folla e follia di cose e di persone che
ci sarebbe da raccontare. Alla fiaba, che ha un'ideazione meravigliosa e
fantastica, sovrintende l'intenzione dell'autore di dedurre una morale per il
lettore. Infatti, per il lettore, viene elaborato un disegno preciso di
scontornamento e di distinzione tra le ragioni del bene e del male. Veniero
Scarselli, nel disegnare gli automatismi di contrapposizione dialettica tra bene
e male, demanda al vasto e profondo entroterra culturale che egli ha elaborato
come scrittore filosofo e, quindi, allude alle categorie maiuscole individuate
dalla ricerca della Ragione e della Filosofia, cioe a quella cornplessa teoria
del Bene e del Male, pronunciata con enfasi dalla cultura alta. Si tratta del
terra etico che, fino dalla notte dei tempi, è centrale nella ricerca
filosofica. Ma, in Veniero Scarselli la ricostruzione che si fa, per capisaldi e
per ricapitolazioni, di tale disputa filosofica è mirabilmente ricondotta
all'essenzialità di una nozione corsiva e minuta, lutta racchiusa nel linguaggio
delle cose e dei fatti, senza ricorrere all'uso delle complesse categorie filosofiche. Ciò
diventa possibile, perché lo scrittore teorizza una capacità primigenia di
distinguimento fra il bene e il male, che pue ricordarci l'età dell'oro, cioè la
condizione edenica della fiaba ovvero la natura antropologica allo stato puro,
ancora non collusa con gli infingimenti della ricerca speculativa. Tale
condizione di essenzialità naturale della ragione umana oggi è andata totalmente
dispersa o, meglio, è divenuta inaccessibile a tutti, perché è sepolta sotto le
stratificazioni e le complicazioni del nostro sistema semantico. Fa eccezione il
poeta, il quale è l'unico a conservare la capacità di rifarsi all'essenzialità
minuta delle cose, dei fatti, delle persone; il poeta è l'unico a reperire, con
automatisnio originario, forma delle tracce distintive tra il bene e il male
impresse nella storia dell'umanità e a saperle renderle evidenti ai suoi
lettori, in un messaggio pieno di eticità e di spiritualità, seppure espresso
nel rigoglio quasi barocco e dirompente di metafore e allegoric. La complessità
metaforica di Scarselli non solo e giustificata ma è quasi dovuta e resa
indispensabile dal fatto che egli è scrittore poematico, cioè ideatore di
cornplessi poemi di scrittura filosofica con intenti di interpretazione e
rappresentazione per visioni cosmiche. Scarselli è riconosciuto dalla critica
moderna come la più rappresentativa espressione di pensiero poetante
contemporaneo, cioè di quel versante della poesia che si allontana dal lirismo e
dalle espressioni emozionali per approfondire e ampliare in alternativa la
riflessione poetica, intesa come indagine conoscitiva del pensiero umano,
sviluppato non solo con la logica della ragione, ma anche con le complessità
analogiche e intuitive della poesia. Non sono certo io né il primo né il più
autorevole a tributare a Scarselli la caratura di poeta che sa esprimersi
attraverso il respiro dei secoli, in una rappresentazione poematica che – come
già detto – trascende totalmente l'egotismo dell'autore e che pone al centro
dell'intreccio poetico la dinamica di pensiero e di opere di intere epoche della storia umana
[Si ricordano i poemi Isole e vele, 1988, successivamente ripudiato dallo
scrittore e completamente rifatto con il poema Il pianto di Ulisse, 1997;
Pavana per una madre, 1990; Torbidi amorosi labirinti, 1991;
Priaposodomomachia, 1992; Eretiche grida, 1993; Piangono ancora come bambini,
1994; Straordinario accaduto a un ordinario collezionista di orologi, 1995;
Il
palazzo del Grande Tritacarne, 1998; Ballata del vecchio Capitano, 2002;
Diletta
Sposa, 2003. Tutti i suoi poemi sono poi confluiti nell'edizione integrale di
Il lazzaretto di Dio. Rospi aquile diavoli serpenti, 2004.].
Forse, non è questa la sede opportuna per spingersi
troppo nello specifico delle metafore adottate da Scarselli. Conviene, tuttavia
mettere a fuoco un principio fondamentale su cui ii poeta insiste: il male della guerra nasce
coma inclinazione a dilettarsi nell'ozio di un passatempo tanto inutile quanto
esaltante, come lanciare con precisione un sasso contro un tronco. Poco per
volta, ci dice il
poeta, il sasso si trasforma in una bomba atomica e il tronco inanimato in una metropoli piena di vita.
Il male non
sta nelle cose, ma sta nella visione oziosa e viziosa con
cui l'uomo osserva le cose che lo circondano. Il controllo del mondo risiede,
sembra dirci ii poeta, nel controllo dello sguardo dell'uomo. Il poeta, che è
visionario istituzionalizzato per mestiere, è la vigile sentinella che prevede le
visioni che gli altri avranno dopo di lui e le racconta quando ancora non sono
chiare neppure a se stesso, in una narrazione fluente e affascinante, quasi in chiave di favole,
con un epilogo finale che vuole essere indicazione di speranza ed educazione di
gusto a vedere di più e meglio il mondo che ci circonda. Scarselli, in
opposizione al determinismo materialistico che non rappresenta il suo canone
logico, torna a mettere l'uomo e la volontà di essere che lo
anima al centro del motore delle cose. Lo responsabilizza,
prima di tutto per il rapporto verso gli altri uomini, poi per il rapporto verso l'ambiente. Poeta ecologico, Scarselli ha
quella che da sempre io chiamo con convinzione una visione geoepica della poesia: l'uomo e l'ambiente Sono i due protagonisti
principali e interdipendenti di ogni vicenda raccontata dalla poesia, e la
vicenda non è mai banale od ordinaria, ma è emblematica ed egregia,
rappresentativa dell'universo statistico dei casi cui essa allude. A bene
guardare, l'unica vicenda cui Scarselli attribuisce il senso fondante delle cose
è lo sviluppo, per vastità e per profondità, dell'essere, cioè l'indagine di
comprensione e di descrizione intorno alle sorti con cui la vita si manifesta
nel mondo sensibile e dentro la nostra coscienza. Secondo Scarselli, lo
stravolgimento della realtà inizia dalla confusione dell'essere con l'avere:
confondere le cose con le idee, colludere la spiritualità con la materialità,
avere il rapporto con le cose anziché con le persone. Tutto ciò stravolge
l'intuizione dell'orma della divinità impressa net mondo in una sorta di
feticciato corsaro e ossessivo, che si risolve nell'ansia di possedere,
accumulare, collezionare e serbare come fossero feticci gli oggetti e le persone
su cui proiettiamo il nostro insaziabile desiderio di proprietà e di
asservimento del mondo at capriccio di disporne arbitrariamente.
La fantasia affabulatoria è il cavallo di battaglia di Scarselli che è un
grande ideatore di storie, nel senso epico di vicende eroiche, scritte
all'insegna dell'impegno del protagonista, che si cimenta in un'azione dallo
spirito salvifico e di redenzione, a vantaggio di tutti. In questo genere di
poesia Scarselli è veramente un grande, forse è il più grande dei poeti italiani
contemporanei, racchiuso nella sua solitudine di scrittore tragico e
vaticinante, sull'arcosolio anacronistico del vate che declama inascoltato,
contro il vento della moda, il destino di un intero popolo e di tutta l'umanità.
Quella di Scarselli è una grandezza fragile e indifesa, ma lui sa viverla con
ammirabile fermezza e dignità.
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