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Prefazione a
Molti millenni d'amore

Vittoriano Esposito

Dopo oltre un secolo in cui ha, a dir poco. furoreggiato la poetica del "frammento", con l'esaltazione della poesia-simbolo e della poesia riducibile ad una sequela di intuizioni istantanee, fissate in momenti quasi inafferrabili, si avvertiva l'urgenza di restituire alla parola la pienezza di un discorso organicamente concepito, nelle sue forme essenziali e marginali.

Tra coloro che, nell'ultimo Novecento, hanno avvertito questa urgenza, si è imposto soprattutto il nome di Veniero Scarselli, il quale ha saputo ovviare a certe inefficienze del "frammentismo" col ritorno al "poema", inteso come narrazione poetica in senso tradizionale per ampiezza e sviluppo, e non già per il suo carattere epico-didascalico o eroi-comico, trasmesso dalla tradizione.

Scarselli esordi, in effetti, con una raccolta di poesie già poematica, Isole e vele del 1988, e continuò per questa strada tutta sua con Pavana per una madre defunta (1990) e Torbidi amorosi labirinti (1991), dando alle sue pagine una continuità logica e un respiro ampio, disteso, appunto di genere poematico.

La cosa si è ripetuta per una decina di altre opere, fino alla raccolta complessiva dei suoi poemi del 2004, Il lazzaretto di Dio, e la successiva Genesis Fiaba della guerra e della pace (2008), con cui si affronta il tema spinoso della Genesi, sfociando nella riflessione filosofica.

Ed è questa riflessione che contrassegna anche il nuovo poema, premiato col "Città di Pomezia", Molti millenni d'amore. Probabilmente qui si ritrova tutta la sua forza più genuina, ma anche un po' il suo limite: una impresa difficoltosa è senza dubbio rifare la storia del Cosmo, dal giorno del cosiddetto Big-Bang alle vicende oscure delle relazioni stellari e ai "buchi neri", e poi il pauroso conflitto degli uomini "che forse erano angeli | malriusciti dalle mani di Dio" perché "cattivi e ribelli", e lo spettro delle punizioni divine con l'Inferno, l'odierno conseguente sogno "di emigrare con le più sofrsticate | astronavi", e la persuasione conclusiva che, in luogo della propria anima corruttibile, soggetta anch'essa alla disgregazione entropica, l'uomo dovrebbe inviare nello Spazio un software digitale di anima, quindi indistruttibile, creato a immagine e somiglianza della sua mente e "vagante in eterno per gli spazi | come buona e gentile cometa | destinata da Dio ad annunciare | e seminare ovunque l'Amore".

Discorso, questo, indubbiamente difficile, per non dire impossibile, perché l'uomo, impastato di male e di bene, non può ridursi a robot intelligente, in grado di trasformare il Vero cosmico in Amore universale, "che smuove i fiumi, i marl, le montagne".

La prospettiva sarebbe allettante. ma Veniero Scarselli dove ritenersi ben pago di averla aperta.

Avezzano. 9 Agosto 2008

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