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Nota critica
Carmelo Aliberti
Giovanni Tavčar imprime al suo mondo poetico il carattere di una
fervorosa ricerca spirituale dove, nell'inquieto spessore del tempo, sprigiona
l'urgenza dell'animo, teso ad una angosciosa introspezione attraverso cui poter
leggere, nella trasparenza di una dolente visione esistenziale, la
consapevolezza dei febbrili aneliti di immensità che il cuore per anni ha
inseguito nelle continue trasformazioni di visioni dinamiche.
La sua poesia assume i connotati di un percorso diacronico che
fluisce tra desiderio di conoscenza del mistero e i sogni della costante
meraviglia di una creatura che si sente vivere nell'incalzare impietoso del
tempo.
I climax degli interrogativi ascendenti, scanditi con il
dubbioso incalzare dell'anafora
(Perché), inchiodano il poeta ad una lacerante
percezione dell'esistenza, in cui Giovanni Tavčar nell'alternarsi dell'inganno,
espresso dall'ansia di avvertire lo scadimento dell'universo, e da un
ripiegamento verso una più pacata rassegnazione della vita, come indescrivibile
atto di misericordia, nei momenti di maggiore solitudine, sotto il peso di anni
degli "orizzonti smarriti", sembra aver osservato l'eclissi di ogni "bagliore"
di memorie o di sogni. Ma si tratta solo di brevi capitoli di un percorso,
consapevole dell'umana limitatezza, attraverso cui il poeta perviene a traguardi
di misticismo teologico, "trafitto" dalla certezza della Luce divina,
soprattutto quando passato e avvenire convergono verso una struggente simbiosi
di immensità e di unicità.
Allora il profilarsi della rivelazione definitiva scopre il
segreto salvifico dell'incarnazione e il poeta può confessare che solo nella
fede ha riscoperto la musica dei sentimenti e l'eterna armonia del creato,
animato da inverosimili colorazioni di felicità.
Il male e il bene, coesistenti nella sua lettura lirica, si
stemperano nella finitezza delle contemplazioni dell'effimero e un clima di
significato più profondo della vera essenza umana dissolve le incognite del
destino individuale e lo stesso amore è goduto nella brevità dei giorni che ad
ogni "istante può cesserci
tolto".
Lo scrittore triestino, come i maestri della poesia religiosa
del Novecento, da Rebora a Luzi, appare impegnato in questi versi nella
conquista personale di una religiosità, attraverso la ricerca di una nuova
dimensione di purezza, filtrata nelle angosce del credente, senza tuttavia inoltrarsi nelle problematiche
dogmatiche, ma con ragionamenti e riflessioni concrete che circoscrivono la vita
nell'epifanico lirismo, in cui sono avvolte le luminose immagini del paesaggio e
celebra la filigranata trasparenza dell'eterno nel flusso intermittente
dell'incantesimo terrestre.
Scrittore prolifico e appartato, poeta trilingue, narratore e saggista, già
molto
apprezzato da numerosi studiosi, Tavčar sviluppa un tragitto strutturale che,
nella incisiva progressione dei concetti e nelle sequenze figurali ed emotive,
intersecate da un pausato equilibrio dei ritmi, evidenzia una straordinaria
potenza espressiva, frutto dell'incontro di culture diverse e di un originale
genio creativo.
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