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Introduzione a
Sui sentieri del dubbio
Eugenio Rebecchi
Ha i connotati della riflessione poetica la silloge che Luigi
Tribaudino propone all'attenzione dei lettori. Un lavoro, il suo, che, pur nella stringatezza della sintesi,
rivela la corposità dell'assemblaggio.
Sui sentieri del dubbio, infatti, è nettamente diviso in due
parti, precise, riconoscibili, con tanto di titolo come si trattasse di capitoli
separati. Ma l'intento è univoco; la riflessione (di cui si diceva
all'inizio) è evidente: al centro c'è la creatura umana con i suoi sentimenti,
con la costatazione di una vita vissuta nel dubbio alla ricerca della verità.
E tra luoghi diversi, familiari e ricordi ben vivi nella
memoria, l'autore esplora l'uomo, lo pone di fronte all'immagine speculare di se
stesso per rapportarlo ai suoi simili che, al di là della maschera/corpo, nel
cuore, sono uguali a lui. Attraverso preziose immagini e nell'incantamento del pretesto
storico, Tribaudino suggerisce un canto che è canto d'amore, ma è anche passione
civile, percorso di vita, coscienza di sé e dei propri interrogativi
esistenziali.
Nei versi c'è garbo espositivo, mentre fascinazione d'astri
(la luna in particolare) e richiami al tempo (quale inesorabile cronometro)
sottolineano il bisogno urgente di rappresentare una precisa realtà sostenuta da
inesorabili scadenze cronologiche.
Raccontando e raccontandosi, l'autore sussurra, a chi vuole
ascoltare, il proprio dettato filosofico, senza trionfalismi, anzi, con il
pudore tipico del poeta lontano dal chiasso; testimone attendibile di eventi,
magari marginali, perché percettore sensibilissimo di emozioni e sussulti,
frequentatore assiduo di sogni capaci, però, di solidificarsi al soffio ventoso
della concretezza.
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