Piero Perin
Artisticamente Piero Perin si forma verso gli anni Cinquanta.
È il tempo della rivoluzione tecnologica che in quegli anni
investe l’intera Europa e quindi anche l’Italia. Questo comporta un radicale cambiamento delle strutture
societarie modificandone traumaticamente i costumi, la cultura e l’arte.
È un contesto nel quale viviamo ancora oggi e va compreso
– dice l’artista – per cercare di salvare gli antichi valori, proponendo scelte
positive, tali da dare significati autentici alle nostre azioni.
Gli stimoli primari gli sono venuti dal magico mondo dei
miti, dalla natura nel suo lato misterioso, dalle opere d’arte e dai musei.
Seguendo questo percorso ideale ha cercato di mondare e decantare le sue
immagini per liberarle dalle scorie del contingente facendole tendere a
significati metafisici e utopici. Non è questo un fuggire verso l’irrazionale, ma è invece un
ricercare valori che vadano oltre il razionale, permanenti, quindi anche
attuali. I soli valori, questi, secondo – Piero Perin
– capaci di rendere evidenti
i simboli e gli archetipi della mente che, in quanto figure universalmente
accettate, potrebbero altrimenti condurci alla perdita dell’arte.
Parliamo in sostanza di quei valori che, resi liberi dal
lavoro dell’artista, tendono inevitabilmente alla trascendenza.
Ma chi è il personaggio Perin? Dino Formaggio lo definisce
colui che lavora portando avanti la sua ricerca nella quieta solitudine di un
mite. Con la naturale sensibilità che gli è propria riesce a mantenere intatto
nel tempo il suo particolarissimo mondo, fatto di forme morbide magicamente
carezzevoli.
Nato a Cervarese Santa Croce, Perin, frequenta Ca’ Foscari e
l’Accademia di Belle Arti di Venezia, sotto la guida di Viani dal quale apprende
prevalentemente l’importanza della purificazione della forma. È presente a quasi tutte le
Biennali del Bronzetto, a
numerose mostre collettive in Italia e all’estero e a personali principalmente
in Veneto. È autore dei monumenti ai caduti di Traverselle nel
Canavese, di Campagnola di Brugine e di Selvazzano. Fra i più recenti lavori padovani ricordiamo la lapide a
Giorgio Perlasca affissa a Palazzo Moroni, il busto bronzeo di
Tono Zancanaro ai
Giardini dell’Arena e la terracotta di San Francesco d’Assisi collocata
nell’oasi del Naviglio Interno presso l’Osservatorio Astronomico della Specola.
È stato docente di modellato al Liceo Artistico di Padova.
Notevole la sua fama di medaglista di cui rammentiamo solo alcune medaglie:
quella in bronzo e argento celebrativa di Rubens del 1990, quella onoraria in
argento per Luigi Stefanini del 1991, una in bronzo e argento del 1992
celebrativa del cinquantesimo anniversario della morte di San Leopoldo Mandic,
un’altra in bronzo del 1992 in onore di Giorgio Perlasca, una in bronzo dorato
del 1995 celebrativa del quarto centenario della morte di Torquato Tasso e
ancora la medaglia in bronzo sempre del 1995 celebrativa dell’ottavo centenario
della nascita di Sant’Antonio, infine quella in bronzo dorato del 1999
celebrativa del quarto centenario dell’Accademia Galileiana di Scienze Lettere
ed Arti di Padova.
Lavora ancora nel suo studio in città eseguendo piccole
opere, mentre per le grandi sculture si appoggia allo studio che ha nella sua
abitazione in campagna alla quale è molto legato. Parla con nostalgia dell’atmosfera dolce e rarefatta dei
campi attorno alla sua casa che trasferisce magistralmente in dipinti dai verdi
intensi, attraversati da blu e gialli squillanti. Disegna in maniera superba con segni sottili a china, volti
di donne e fanciulli dallo sguardo incantato e sorpreso.
Piero Perin, che la vita ha provato duramente, è un artista
vero, coerente e sincero. Noi stasera siamo orgogliosi di rendergli omaggio.
Intervento in occasione della consegna all'artista del
Sigillo della Città di Padova
il 14 dicembre 2005 nella Sala Rossini del Caffè Pedrocchi di Padova
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