| |
Lorenzo Capellini. Schiene
Parla a voce molto bassa, misurando le
parole, costruendo un discorso che è d'amore per la sua
"unica" passione: la fotografia. Fotografia intesa come emozione da conquistare
prima per sedurre poi. Le schiene di cui andiamo a parlare
sono l'oggetto singolare di questa passione. Il dorso, in prevalenza femminile,
caratterizza la mostra padovana di Lorenzo Capellini e il fatto che siano
esclusivamente schiene nasce da un'idea datagli dall'amico Goffredo Parise in
occasions di una visita al Liviano nel cui atrio
campeggia la possente scultura del Tito Livio di Arturo Martini: "...
questa schiena sembra un mare in tempesta". Quell'immagine da allora non
lo ha più lasciato, tanto da
costringerlo a considerare questa parte del corpo come la
più importante, al
punto da suggerirgli un diverso e più
nuovo percorso fotografico. Ed ecco le schiene. Morbide,
dalla pelle di seta con piccoli nei, con vertebre
e scapole in evidenza. solcate
da nastri, accarezzate da lunghi e
lisci capelli o ricci che incorniciano
un volto che s'intravvede
appena.
Ma l'ambientazione nella
quale Capellini colloca le sue
figure nude o vestite che siano, è importante.
Cosa sarebbe allora quel corpo solcato da
strie scure disteso sulla battigia con le onde bianche
del mare dinnanzi, e quelli d'ebano dei
guerrieri ripresi in un momento d'intesa
prima di una danza, ed ancora
quello fasciato da un abito color lacca di Garanza,
appoggiato quasi per contrasto ad un monumento
virile? È
talmente importante che le sue
collocazionI trasformano la
fotografia quasi in dipinto.
A questo punto è fin
troppo facile fare accostamenti a
pittori che vanno
dalla fine dell'Ottocento
ai moderni. chc altri hanno già fatto. Noi raccontiamo
solo l'emozione vissuta nella visita alla mostra,
cercando di eapire l'anima del Maestro. Che,
non siamo noi a scoprirlo,
è oggi un
fotografo d'arte o meglio,
un artista di quello stupendo
mezzo espressivo che è fare
fotografia. A riprova della sua
indiscussa predilezione per l'arte
non possiamo non dire che per un lungo
periodo è stato fotografo ufficiale della Biennale di Venezia. A
quel periodo, circa dodici anni, risalgono alcune considerazioni quali Il
Segno Teatrale, Annuario della Biennale Biennale ed
altre ancora. Sempre sulla Biennale ha realizzato un documentario per la Rai,
con il commento di Moravia con il quale ha collaborato ad alcuni reportages
dall'Africa apparsi sulle terze pagine del "Corriere della sera". Ha firmato
opere importanti come il volume sulla vita del Petrarca, primo e forse più
significativo esempio di biografia per immagini nella storia della nostra
letteratura. La relativa mostra Itinerari con Francesco Petrarca
è in permanenza nella casa del Poeta ad Arquà.
Quale fotografo d'arte e autore anche del libro L'autunno di Berlino che
racconta la caduta del muro, e delle famose "Guide" di architettura su Milano,
Firenze e Genova, cui han fatto seguito quella su Torino e recentemente quella
su Padova.
In Umbria, nell'ottobre 1995, Capellini ha
presentato una sua retrospettiva, curata dalla Fondaziane Italiana per la
Fotografia, e l'anno dopo a Padova, nella Galleria
Civica, una rassegna fotografica intitolata Luoghi e
Persone dell'Arte. Nel 1999 la New York University ha ospitato la sua mostra
Portraits and Landscape of Arts. Sarà l'ultima,
prima di questa al Museo Civico, dove siamo tornati per una ulteriore
riflessione.
Osserviamo le fotografie esposte e ci
accorgiamo del puntiglioso interessamento che Capellini ha per il corpo. Non
è solo curiosità, indiscrezione,
è ricerca e gusto estetico. Analisi della personalità,
l'abbandonarsi delle mani sulle spalle o il gioco delle
stesse tra i capelli, mai casuale. E ancora ricerca singolare dei particolari,
non solo anatomici ma anche ambientali, come la donna
ritta sull'alto sgabello con le braccia aperte in cerca
di equilibrio e sicurezza. La sicurezza che esprime invece la figura paterna ai
due bambini che gli stanno accanto. Tranquillità di
colloquio tra giovani ragazze, confidenze scambiate, piccoli segreti sussurrati
a tu per tu.
(in: Padova e il suo territorio, nr. 89,
2001)
| |
 |
autore |
|