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Luigi Masin eclettico, travolgente artista
in: Un percorso d'arte
Tmc, Monselice 2006, pp. 159-161.
Conoscevo solo
di nome il maestro Luigi Masin senza tuttavia aver avuto il piacere di
incontrarlo personalmente. L’occasione mi si è offerta tempo fa ed è stata una
sorpresa, anche perché lui si è subito raccontato, strada facendo, diretti al
suo studio. La prima impressione è stata quella di un torrente in piena. Nel
senso che mi ha parlato senza posa, di tecniche, di colori, di luce, di
scultura, tutto intervallato da brevi episodi sulla sua vita di ragazzo, sui
suoi importanti rapporti con la famiglia e con la terra dove è nato, terra che è
stata la prima maestra e ispiratrice.
Ha cominciato la sua attività giovanissimo. Oggi ormai, con circa
quarant’anni di vita artistica alle spalle, possiamo dire che ha conquistato
una rilevante collocazione nel difficile mondo dell’arte contemporanea. Non lo
penso solo io, lo dicono gli importanti riconoscimenti attribuitigli come per
esempio la nomina ad Accademico di merito ad honorem dell’Accademia
dei 500 di Roma e il Premio di Cultura Spes nel
1979 in occasione dell’anno internazionale del bambino. Nel 2000 entra anche a
far parte della Pontificia Accademia Tiberina di Roma per meriti
artistici. Queste cose non vorrebbe che si sapessero, perché non gli piace
apparire più di tanto, ma lo dico perché sicuramente lo merita. Ha una lunga
militanza di esposizioni anche all’estero, Germania, Stati Uniti e non solo.
Fare arte è la sua ragione principale di vita, perché ci crede fermamente e non
lo fa per profitto; in molte esposizioni infatti ha proposto cartelle
serigrafiche di sue opere che sono poi state vendute a scopo benefico.
Masin dipinge
con i suoi pigmenti, cioè si costruisce le infinite sfumature lavorando
prevalentemente con i colori primari. Non vi è
abbandono, stanchezza nei suoi lavori, ma molta gioia di vivere, ottimismo e
serenità. Cioè la vita vista in positivo, come dice lui stesso. Ed è stupore ciò
che colpisce chi osserva le “Vecchie giostre” con i cavalli a dondolo o la
seggiola rossa colma di giocattoli, ricordi di un’infanzia felice, un’atmosfera
rarefatta. La luce, frutto di una conoscenza pittorica notevole, è elemento
predominante. Van Gogh sicuramente è stato uno dei suoi maestri ispiratori, e le
larghe pennellate, la trasparenza dovute agli spazi lasciati nella tela di sacco
su cui dipinge, sono molto evidenti come ad esempio nei “Raccoglitori di grano”
dalle spalle curve o nelle donne dai bianchi cappelli ornati dal nastro rosso; o
come nel “Canneto in valle”, dove la luce e il movimento delle pennellate
giocano un ruolo importante. Luce e movimento che troviamo anche in “Alba in
valle”, grande tela, dove anatre dai forti colori solcano il cielo di varie
tonalità di blu. Sfumature penetranti, fatte di tocchi sicuri che danno un senso
d’infinito.
Ricordi di un
soggiorno in una regione dove il sole scalda i colori sono i fiori e gli aranci
dalle foglie verdissime di Sicilia, o le barche riunite in un cerchio perfetto
pronte per uscire a pesca che sarà copiosa. Una caratteristica nei suoi lavori
sono i personaggi senza volto, emblematici, ma ugualmente riconoscibili, così
come gli innamorati sotto l’ombrello blu o rosso, è forse amore? o i tavolini
del bar senza avventori, una dichiarazione di assoluta libertà.
Sembrano piume
leggere i tutù delle ballerine, che in pose armoniose attendono di danzare. Le
ritroviamo in alcune piccole sculture, dalle morbide movenze, e ancora nelle
maternità cariche di dolcezza o nei nudi dalle forme perfette, con le lunghe
gambe seriche e voluttuose che questo eclettico artista tratta con padronanza e
maestria. Esperienza che gli deriva da anni di studi di anatomia artistica; e lo
vediamo anche nei disegni a tecnica mista come “Guardando Daniela” o nelle
figure sempre senza volto, accarezzate dai lunghi capelli.
Mai pago di
esperienze, si appassiona nel tempo all’antica tecnica serigrafica, tanto che
già nel 1986 ottiene il brevetto per la serigrafia ad olio su sacco. Non
possiamo, quindi, non citare le piccole Venezia, dalle briccole inclinate
bianche e rosse, o l’uomo che sbuccia i piselli, o i tetti rossi con il sole dai
raggi concentrici, l’Arleccchino e altre opere ancora.
Avevamo detto
che Masin è un artista eclettico. Lo confermiamo, aggiungendo che è anche un
notevole creatore di gioielli. Ma ci piace dire
che, soprattutto, ha un animo puro e genuino.
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