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Maria Ines Aguirre (Mia)
e il suo Giro di vita
Si è inaugurata il 13 marzo scorso alla presenza del
Console Generale Aggiunto della Repubblica di Argentina, Raul Rodriguez Macchi,
del Sindaco di Padova Giustina Mistrello Destro e della presidente dalla
Commissione Pari Opportunità del Comune, la mostra
Giro di vita di Maria Ines Aguirre (Mia).
L'arte è senza frontiere. La frase, non nuova,
è ripresa ora da chi appare in questa personale cioè
Maria Ines Aguirre, ovvero Mia.
Arte senza frontiere, a maggior ragione in questo caso, dato che l'artista a nel
contempo argentina, italiana ed inglese. Abbraccia quindi un'area culturale
tanto vasta da comprendere in pratica l'intero Occidente. E tuttavia quello che
prevale in questi lavori più recenti, è
la componente sudamericana o, meglio, l'anima argentina. Lo si intuisce in ciò
che dipinge, dove tonalità luminose, agili ritmi creativi
e forte musicalità sono elementi costitutivi del suo
essere artista.
E' vissuta per diciott'anni in Argentina, dove è nata
da una famiglia di origine padovana. Ha acquisito ben presto un notevole
background cosmopolita che le ha consentito di esprimersi a notevoli livelli.
Oggi Mia ritiene d'essere giunta ad una svolta importante della sua vita
artistica. Non è un caso che la mostra abbia il titolo
"Giro di vita". Il suo arrivo in Italia, grazie ad una
borsa di studio che le ha permesso di lavorare a Venezia con il maestro Fabrizio
Plessi, ha coinciso con un suo nuovo modo di esprimersi. Notevole
è stata la ricerca e la voglia di cambiare, sperimentando
altre tecniche e confrontandosi con altre idee, Fontana ad esempio, e come
rompere lo spazio.
Oggi ogni suo lavoro suscita un sentimento o una emozione diversa. Un quadro
pulsa più di un altro ed è frutto
di una ricerca sequenziale, come nelle pagine di un libro, legata da un'idea di
fondo: quella che debbano dare la felicità. Le pagine di
questo libro ideale sono tessiture di materia, sviluppi di carta che si arrotola
al sole trattata senza acidi per durare nel tempo.
"Non ti fermi a pensare", afferma. Come dire che non c'è
sempre un'idea predeterminata, ma che il
tema viene invece sviluppato man mano che assume definizione. La pittura
è come la vita, un punto di ricerca d'identità,
un collegamento con il quotidiano. Un collegamento, in
questo caso, anche con tutto ciò che va oltre, che
è esterno all'io profondo, giostrato attraverso un
hybris etnico-culturale in connessione stretta con gli aspetti più
coinvolgenti e suggestivi della natura: luci, colori, silenzi ma, in senso più
ampio e traslato, il fruscio del vento che spazza la "pampa", i profumi, il
mormorio del ruscello e di più ancora. I suoi quadri la
proteggono, sono una forma di riparo, soprattutto nei confronti della
modernizzazione esasperata, del computer e di tutto ciò
che di "meccanico" è stato inventato per sostituire la
mano dell'uomo.
Ma chi è questa giovane donna, dal sorriso aperto,
dalla gestualità briosa e dall'accento marcatamente
spagnolo? Mia innanzi tutto vive per dipingere; condivide la pittura con la sua
famiglia, tant'è che alcuni titoli dei quadri qui esposti
le sono stati suggeriti dalle due figliolette. Significativo a questo proposito
il titolo dell'opera che racconta la storia di Bambi: "En el crepusculo el gran
ciervo avisa a Bambi de que los cazadores se llevaron a su madre para siempre".
Personalità complessa la sua, solare, aperta al
dialogo, con una innata gioia di vivere nonostante la tristezza che a volte la
prende da quando vive a Londra con la famiglia dove, malgrado tutto, a volte si
sente un po' sola. Le manca il calore della sua terra e
quella degli avi, Padova in particolare, dove ritrova quello spirito neolatino
che le è proprio e che qui ritorna ad essere
condivisibile e condiviso: un desiderio ancestrale di tornare alle origini.
Non sa ancora, dice, se è artisticamente "arrivata", e
nemmeno dove potrà arrivare.
Ma chi scrive è certa che arriverà lontano.
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