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Va infine segnalato l'appuntamento nella sede forse più prestigiosa, la
storica Sala Rossini del Caffè Pedrocchi di Padova. Il 22 aprile, di fronte ad
un pubblico che aveva riempito tutti i 99 posti disponibili, Gabriella Villani – avvalendosi delle introduzioni critiche di
Marilla Battilana e dello stesso
Stefano Valentini – ha presentato, con il saluto iniziale del professor
Giuliano Lenci,
la sua raccolta poetica L'abbraccio dei colori, che ha già ottenuto notevoli
riscontri critici e un apprezzamento inconsueto, per un libro di versi, da parte
dei lettori.
Un'opera che si distingue per l'intensa fusione tra grazia
espressiva e profondità lirica, immergendosi nell'individualità ma raggiungendo
esiti lontani dall'effusione sentimentale fine a se stessa: nelle sue poesie
Gabriella Villani rende testimonianza delle esperienze vissute sulla propria
pelle, inizialmente di figlia (nel fondamentale rapporto con il padre) e poi di
donna, e per questo è corretto parlare di poesia d'amore. Ma a conquistare chi
legge o chi ascolta è proprio la virtù della misura, fortemente cercata anche
come etica di vita, grazie alla quale la forza tumultuosa dell'esperienza si
distilla in limpida purezza: ragion per cui bastano poche parole, pochissime
talora, per ricapitolare in un istante itinerari che sfiorano l'infinito.
La
silloge convince anche sul piano della forma letteraria, essendone bandite le
ridondanze e privilegiate, invece, le virtù della sintesi e dell'asciuttezza,
necessarie a dominare contenuti di notevole ricchezza e articolazione: bene ha
colto un critico come Elvio Guagnini le suggestioni provenienti dalle arti
figurative, i giochi cromatici, la molteplicità sensoriale, i giochi di
rispondenze e corrispondenze. La vera essenza, e splendida maturità, di questa
poesia si trova innanzitutto nel confronto personale con la dimensione del sé e
nella relazione di questo sé con chi può intimamente capirne gioie, turbamenti,
aspettative, idee. La parola lirica di Gabriella Villani, in definitiva, può
essere letta come un canto e controcanto tra amore e solitudine, presenza e
mancanza, colloquio e silenzio, espressi nei gesti di tutti i giorni non meno
che nei recessi dell'anima. Sensazioni che si sono trasmesse all'attentissimo
pubblico presente anche grazie alle letture di Alvaro Gradella, interprete
magnifico per sensibilità e timbro, e alle musiche – appositamente composte per
i testi di Villani – eseguite dal giovane compositore greco
Lefteris Jiannakos,
un talento del quale in un prossimo futuro sentiremo certamente parlare.
da: La Nuova Tribuna Letteraria, 79/2005
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