Vincenzo Stefano Breda
Un padovano da riscoprire
Per volere della nuova Associazione Amici della Pia Fondazione Vincenzo
Stefano Breda, Luigi Montobbio e Angelo Ventura hanno tenuto in Sala Rossini una
interessante e completa analisi storico-sociale sulla figura di questo illustre
personaggio padovano, al quale i concittadmi debbono sicuramente qualcosa. Uno
degli aspetti della grande umanità di Vincenzo Stefano
Breda è dato dal suo dinamismo guidato da una mente poliedrica e da una tenace
volontà di affermarsi e di realizzarsi su piani e interessi diversi. Era nato
nel 1812 da una famiglia proveniente da Limena, che aveva fatto fortuna con il
trasporto dei sassi e della ghiaia a Venezia, con il permesso specifico dei
Carraresi. Fu anche patriota, prese parte ai moti studenteschi del 1848 ed alla
battaglia di Montebello.
Luigi Montobbio ha curato il profilo storico e politico del Senatore Breda.
Esperto conoscitore del personaggio, ne ha parlato con evidente partecipazione
destando l'interesse dei molti padovani presenti, che Breda conoscevano assai
poco. Il coinvolgimento ai moti di cui abbiamo già detto, fu tuttavia breve,
poiché appena laureato si trovò subito inserito nel mondo del lavoro e in ruoli
di grande responsabilità, sempre proteso al futuro, a preparare progetti e
fortune per sé e per gli altri, diventando in breve uno dei personaggi
importanti dell'età umbertiniana. Aveva doti di comando, era di carattere
caparbio, ma nel contempo generoso con i suoi collaboratori più stretti. Ne fa
fede la grande fiducia che avevano consiglieri e azionisti della Società Veneta
da lui creata.
Angelo Ventura ha tracciato le linee fondamentali dell'attività di
industriale e di economista di Vincenzo Breda, partendo dalla acquisizione della importante commessa
per la costruzione delle ferrovie emiliane, commessa ottenuta vincendo la forte
concorrenza di imprese straniere. La sua azione di imprenditore ebbe dei momenti
di difficoltà economica dovuta appunto alla feroce concorrenza di grosse
compagnie italiane specializzate nella costruzione di ferrovie su
l'intero
territorio nazionale. Aprì a Terni le grandi acciaierie che gli procurarono
considerevoli guadagni e meriti personali.
Ma Vincenzo Stefano Breda non fu solo un pioniere dell'industria, soprattutto
veneta. Luigi Montobbio ci ha detto che quest'uomo fu anche un grande
benefattore e filantropo. Da sempre aveva amato i cavalli ed il mondo
dell'ippica, partecipando in primo piano alla costruzione dell'ippodromo "Le
Padovanelle" di Ponte di Brenta. Sempre in questa località sorse per suo merito
anche un confortevole e moderno istituto per anziani che ancor oggi porta
il suo
nome.
Ebbe per amici Re Umberto e la Regina Margherita, che ospitava nella propria
villa. Non avendo eredi diretti, alla sua morte lasciò un ingente patrimonio che
per volontà testamentaria andò diviso tra i numerosi parenti e collaboratori.
Donò altresì agli amici onorevole Alessandro Casalini e conte Francesco Garzilli
una pariglia "di buoni cavalli da servizio". Una ingente parte del patrimonio fu
devoluta, con decreto reale del 1905, alla istituzione della Pia Fondazione
Vincenzo Stefano Breda.
La nostra città e la nostra gente avevano il giusto diritto di conoscere
profondamente un così illustre concittadino che tanto ha contribuito al
progresso civico di Padova. Ciò che
è stato detto nell'incontro del 5 giugno ha
ravvivato nella memoria di tutti noi la figura di questo insigne personaggio.
(da: Padova e il suo territorio, nr. 93,
2001)
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