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Leggendo con particolare attenzione il lungo racconto (autobiografico?) I figli dell’illusione di Wilma Minotti Cerini ci è venuto
subito alla mente il movimento dei giovani “ i figli dei fiori” che, negli
ultimi decenni del ventesimo secolo, si diffuse e influenzò, con le sue idee
mistico-orientali, la gioventù occidentale e quindi anche italiana, con
l’intento di convincerla a sostenere che certe correnti religiose del mondo
orientale (buddismo, induismo, etc…) possono, più che la cristiana, portare al
raggiungimento nella mente dell’uomo di una possibile gioia e pace interiore.
Indubbiamente la
scrittrice è stata una di loro o, quanto meno, una che ha cercato di spiegarsi
il fenomeno di coinvolgimento. Riportiamo, a proposito, quanto lei stessa ci
scrive in una sua corrispondenza per darci una idea di quel che andremo dicendo:
«In questo ultimo libro ho cercato di vedere se vi è possibilità di trovare
una via di comunicazione con altre religioni, nel mio caso, ho cercato con
l’India e nel contempo ho preso soprattutto la filosofia buddista che mi pare
possa convivere con l’idea cristiana. Forse non ci sarò riuscita, ma ho fatto un
tentativo, ho inserito nel racconto alcuni episodi realmente accaduti alla mia
persona». Eccoci spiegato lo scopo ed il valore contenutistico del libro della
Wilma Minotti Cerini; ma ecco anche l’importanza della sua lettura, tutta
impostata sulla possibilità di darci una conoscenza valida su di un credo mistico-filosofico-religioso di un mondo tanto lontano e diverso da noi quanto
interessante e spiritualmente vicino al nostro credo cattolico-cristiano.
Ambedue i credi, infatti finiscono per annullare la molteplice deità per
ammettere un solo Essere supremo: Dio-Cristo, con differente insegnamento di
sacrificio, di bontà e di amore che ci portano a raggiungere l’Illuminato, che
ci fa esseri perfetti e senza colpe mediante la redenzione.Ora tutto ciò ci è
spiegato nel libro della scrittrice di Pallanza, attraverso una serie di esempi:
Peter che, trovandosi in India, ha l’occasione di entrare in un tempio dove
poter fare esperienza, imparare e acculturarsi sul credo orientale-buddista;
conoscendo, anzi sentendo, la voce del “sacerdote” che lo informa e lo istruisce
sul modo di raggiungere la completa felicità interiore mediante l’apprendimento
di certe regole, rette osservazioni di principi e di astinenze per non cadere
nel peccato. Attraverso i racconti-esempi abbiamo, perciò, la possibilità di
ascoltare certi insegnamenti, ammirare tanti luoghi e paesaggi di estrema
bellezza tutta orientale e ricrearci, così, lo spirito anche attraverso visioni
della Natura e del Creato, opera di Dio-Luce dell'universo, dove «tutto è
pace, tutto è bene, tutto è l’Uno». Il racconto del libro parte da un
incontro-confronto di tre personaggi: Peter, l’uomo che in cerca di una pace
interiore sì addentra in una specie di convento, sì incontra con un
monaco-santo, che «emanava un senso di pace e di saggezza che impressionarono
Peter»; Mirit che «gli aveva parlato del luogo santo con un trasporto pieno
di struggente malinconia per averlo dovuto lasciare e tornare»; tra i due,
inizialmente, era nato un amore tanto vero quanto non corrisposto, ma il tono “
autobiografico” con il quale è condotto il racconto-colloquio svela un
sentimento profondo tra loro dettato da un forte intento realistico e
coinvolgente con una «volontà di arrivare a una meta programmatica dove il
compromesso non era disdicevole». Il Santo, poi, con una serie di esempi e
spiegazioni, sotto forma di favole, vicende, fatti e episodi mitico-biblico-religiosi, illustra, spiega e fa capire a Peter come l’uomo,
tentato continuamente da forze maligne, sia soggetto a regole e doveri rigidi e
comportamentali per vivere secondo norme e sistemi etici e morali per
raggiungere il godimento della pace interiore; e questo è uguale sia per la
religione cristiana che orientale. Il viaggio di Peter in India ha così questo
scopo: fare un’esperienza di confronto, ma alla fine resterà anche lui uno dei “figli dell’illusione”; e deve riconoscere che
«il Dio è unico e universale,
chiamato e invocato secondo la lingua e l’usanza dei vari popoli».
Quindi in
ultima analisi, è possibile convivere, raccomandiamo alla scrittrice Wilma Minotti Cerini, sia con l’idea cristiana sia con la filosofia buddista; della
qualcosa ci complimentiamo con l’autrice del libro per avercene dato conferma e
spiegazione con il suo efficace e chiaro lavoro che consigliamo a tutti di
leggere.
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Recensione |
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