Ancora Barabba
Barabba, un altrove
Il sasso nello stagno
La plaquette “Ancora Barabba” di Angela Greco è parte di un
progetto più ampio in corso, attraverso il quale modulare il tema dei naufragi.
Lo sfondo della narrazione è una Palestina metaforica, un paesaggio interiore a
tratti mistico ma non necessariamente evangelico.
Non appare casuale che l’incipit della silloge, “La città
vista da qui sembra smisurata”, si apra sul corpo della città, riflettendo sul
limite dell’orizzonte, immediatamente negato e “misurato” dal verso successivo,
“Il drappo protegge il sinedrio dalla luce”.
Il tempo naturale sembra rivestire anch’esso un ruolo
centrale nella narrazione, ad esempio nella V poesia, in cui si rappresenta
un’alternanza del giorno e della notte di volta in volta teatrale (“Il giorno
nasce con la piega greve / della maschera che ti accompagna / al posto numerato
comprato”), spirituale (L’attesa si sveste di silenzio / inizia la rincorsa a
qualunque cielo / sia in grado di ascoltare”) e drammatico-ironica (terza e
quarta strofa).
Nella VII poesia, il testo centrale della raccolta, vi è un
dittico forse emblematico rispetto alla raffigurazione della condizione umana di
marginalità per come questa appare interpretata e declinata attraverso la
plaquette: “Sono pagano e non conosco nessuno / (anche Pilato proviene da un
altrove)”.
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