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Un poeta deve sapere se le sue poesie valgono qualcosa o non valgono niente, anche quelli che sono convinti di essere i migliori, che tutti gli editori corrano da loro per pubblicare, che poi non è mai stato vero. Ma se proprio un poeta, se Nevio in questo momento fosse capace di essere sicuro del valore sicuro della sua poesia, ecco sarebbe più rasserenato e tranquillo. Potrebbe ciò proporre una sua poesia proprio come quel tono musicale e malinconico e al tempo stesso anche gioioso e felice che la sua poesia ci esprime e ci manda.

Io sono certissimo che la sua poesia è una poesia che rimane, che resta, che altri non ascoltino o altri vadano dietro la moda, questo non dovrebbe importare proprio nulla. Io spero che Nevio prima o poi si convincerà anche lui, quello che importa è essere certi che quello che si è fatto, che si è scritto e che scriverà ancora sono quei modelli di verità che rimarranno molto al di là di questi mesi, di questi anni, di questi tempi dove tutto dura non più che una moda, poche settimane pochi mesi e poi tutto scompare.

Lasciamo stare che la moda passi come ha sempre fatto anche in passato, restiamo proprio nel ventiseiesimo canto del Purgatorio: Dante celebra Guiido Guinizzelli, quel Guido Guinizzelli che era stato pressoché dimenticato per il successo Guido Cavalcanti. Dice invece Dante che Guido Guinizzelli è il primo poeta,quello che ha inventato la nuova poesia, è molto, moltissimo, infinitamente tanto grande quanto io penso di poter dire anche per Nevio.

Recensione
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