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Alessia
Un testo di poesia contemporanea con
forti richiami a temi e stilemi della poesia classica. Nell’invocazione ad
Alessia, alla Musa (colei che protegge), non è più il poeta l’umile
sottomesso al mistero della Poesia, ma l’artefice di un’intimistica quotidiana
conquista (ascoltami nel dedicarti il mio / tempo migliore, a dire di te / poi
in presagi di gioia ti penso / nella festa a casa dell’amica / farsi parola).
L’invocazione non è il prologo ma un “segnacolo” che funge da segnalibro “per
la vita in versi” che esplode improvvisa con immagini di grande lirismo (legate
alla natura e all’essenza primordiale delle cose, immaginata come una pioggia
amniotica che sempre ritorna purificatrice “sui campi dell’essere”) nel
quotidiano “scenario di savana urbana” dove, invece, predomina un tono
narrativo.
Alessia è un «libro in poesia». Non una raccolta di poesie, né tantomeno un
canto dei libri vissuti (Melville, Plath, Pasolini, Merini, Bellezza), dei
giorni e delle gioie più volte “squadernate” nel testo per ricomporsi
all’apparire della poesia, della musa ispiratrice. È la rappresentazione poetica
di un cuore che racconta la storia dell’amore, tra alti e bassi, attese e
conquiste, in continuo rinnovo nell’arco temporale di quasi trent’anni. La trama
non sta nell’indice, nella successione apparentemente esatta del naturale
accadere degli eventi, evocati dalle date in calce e nei titoli delle poesie,
bensì nella semina degli anni “contati come semi”, degli “esami dell’amore” che
mai finiscono in costante ricerca di strategie, nella speranza di un futuro
raccolto ( … e ci sarà raccolto). Un racconto “atemporale”, nel continuo
intercalare di ricordi e d’immagini dell’Amore presente che solo il verso
poetico può eternare … per gioco di qualcuno / che l’ama e sta
infinitamente / in pensiero nel dirle le parole.
In tal senso, “Alessia” si può considerare un “poemetto” sull’Amore che, con
stile e forme classiche, rielabora il tema con nuovi concetti, che possono
essere gli originali “pensieri paesaggio” del poeta come espliciti richiami a
temi e poetiche del recente Novecento.
Nel «libro in poesia» non si canta più dell’Amore infinito dei romanzetti “rosavestiti”,
richiamato in modo sarcastico nei colorati accenni al linguaggio corrente e
modaiolo (quell’amore infinito che, in altre epoche, veniva dalle divinità
donato o concesso), bensì dell’amore terreno, concreto e definito nella
realizzazione umana come dimensione dell’essere. Un amore legato alla semina,
alla cura e al raccolto di una vita, nel tentativo di “fuggire dal tempo degli
orologi”, dalla “clessidra della scrivania” del poeta. Il tutto in una
dimensione naturale che la poesia rivela al poeta in una forma “epifanica”
rappresentata dalla bellezza della natura e dagli animali che parlano e
raccomandano “attenzione” all’uomo. Lo riconducono alla sua originaria natura.
Forse non è un caso, una fortunata coincidenza, ma la trama del libro inizia
proprio “verso l’Epifania”, un «giorno di poesia» caro sia ai poeti accademici
italiani del XV e XVI secolo, che si radunavano per veglie e versi estemporanei
(la cosiddetta “befanata” ), sia alla poesia popolare e goliardica. In tal
giorno, infatti, secondo un uso antico è dato il dono agli animali di parlare
agli uomini, in un rovesciamento di ruoli e di sentori ( Ha dato in questo dì
di befania / La gran fata Morgana privilegio / C’ognun possa saperla o buona o
ria / Ed éssi vinto del divin collegio / Di voi parlin sta notte gli
animali, / Secondo i merti, le lodi o 'l dispregio, scrive un anonimo poeta
fiorentino in un prologo di una “befanata” del 1530).
Nell’amore terreno della contemporanea “Alessia” si vive in una dimensione
concettuale moderna, “duale”, lontana persino da quell’arte d’amare, cara al
pensiero occidentale cristiano, come dono esclusivo nel ricongiungersi con
l’oggetto del proprio desiderio in un nuovo essere, tramite un’attesa
purificatrice risolta nell’incontro finale, secondo lo schema classico, con
l’amato o la divinità. Alla fine, si nasce, si vive e si muore da soli. Si ama
intensamente anche in due, con tutti i vantaggi e i rischi possibili, che solo
l’ispirazione o l’anelito poetico ricongiungono, eternano, cantano in modo
compiuto. Come nel ritratto della modella amata, il pittore racconta e dona la
propria arte; nel dedicare il suo “tempo migliore” il poeta dona all’amata il
proprio essere. La poesia nel racconto dell’amore come un dono prezioso e la
realizzazione compiuta della propria personalità, nella consapevolezza
dell’altrui individualità. Alessia è l’Amore, con la A maiuscola, in tutta la
concreta, profonda, talvolta anche critica, debole e contraddittoria dimensione
umana.
Il «libro in poesia» racconta inoltre di un mondo interiore, quasi visionario,
in cui le immagini presenti e ricordate vengono dalla poesia catturate e
rielaborate nel verso, con una sensibilità e una fantasia mediterranea di
colori, dove il viatico del poeta resta l’azzurro degli occhi di Alessia: “Immensità
dei viaggi degli occhi / di Alessia verso il cielo / azzurro nell’azzurro oltre
forme / di nuvole, un cavallo, un pesce / una gazzella…” . Un quadro
post-moderno, come l’annunciazione della nuova vita ( di annunciazione
post-moderna si parla espressamente nel testo), in cui nell’azzurro
campito ti puoi imbattere con le fragole, frutto dell’amore, le mele rosse segno
della gioia, le conchiglie colorate dono del mare e dell’amante, le comete e le
cose più strane a “stellare” la semina degli anni, la visione del cammino. Il
tutto, in un mondo moderno estremamente liquido (come nella definizione di
Bauman) dove tutto può essere modellato e niente ha ormai
contorni nitidi,
definiti e fissati una volta per tutte;
dove si vive bene (o sopravvive) nuotando (l’“esistere nuotando”
dell’adolescenza di Alessia). Un bozzetto poetico che ricorda certe influenze
della Pop Art degli anni Sessanta nell’interpretare la realtà con intelligenza
ed eleganza, in un divertente gioco d’immagini e poesia, in cui gli elementi
primari della natura si mescolano ad oggetti e vicende della vita quotidiana, in
modi leggiadri e fantastici, sottolineati con una certa ironia, cara al poeta.
Il libro si legge facilmente, di getto. Si condivide anche interiormente,
rischiando quasi di cadere nella scena di un quadro di Ghelli o di Alinari, se
non per quel richiamo costante (“attenzione”) del volatile impiccione che alla
realtà ti riporta. Magari scoprirsi, tutto ad un tratto, nel proprio vissuto,
pesanti come l’elefante che gioca con la terra della poesia “Alessia e la
natura”.
I dubbi finali restano volutamente
irrisolti: è lo sguardo autobiografico dell’amante o dell’amato a condurre la
trama poetica? Alessia esiste davvero? Esiste come l’immagina il poeta? Poco
importa. Come nello schema più classico del poemetto d’amore quello che cattura
e convince, alla fine, è la Poesia.
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Recensione |
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