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Un
débat, un 'contrasto' di inaudita potenza nella precipua soavità – o per lo meno
cautela verbale – della poesia italiana contemporanea. Il 'contrasto', genere
medievale, fra eros e thanatos, o meglio fra libido come volontà di vivere e
l'inevitabile conclusione di ogni cratura, qui affonda le sue radici in
quell'epoca più primitiva e forse più brutale della nostra (il che è tutto dire)
cioè proprio quel medioevo alla François Villon che formalmente ricorda
per la crudezza di certi termini, immagini, aggressioni.
È così che si combatte – che si può combattere a lungo, a lungo
vittoriosamente – la morte. Vista nelle estreme conseguenze della sua opera
disgregatrice quale destino esistenziale: e insieme personificata, affrontata
come immaginaria creatura diversa e più potente. Ma non sempre più potente della
volontà e del sapere umani. Deridendola, sfidandola, insultandola il Poeta
riesce a dilazionarla, vi riuscirà per anni a venire, rievocando insieme –
inedite forti raffigurazioni o metafore – i suoi giochi di fanciullo nella
"bassa" che lo vide "con la pertica saltare i fossi" e presentando sé stesso,
ora, come "il diabolico | sacerdote che stizza | e ustiona la vecchiaia".
Orgogliosamente dichiara, eccezionale Everyman – ma pur sempre Everyman in cui
ciascuno può ritrovarsi e da cui prendere esempio, perfino in tempi di
pensiero debole – "L'eterno abita | in me... per me frutto che striscia | di
nodi e radici". La vita del Poeta "felice vita e feroce | quale la tua |
enorme...".
Si direbbe anzi che la violenza degli assalti, ricchi di cultura come di
sapienza formale, vadano montando una loro carica irresistibile che tutto
coinvolge e trascina: "Saprò negarti come Simone | tre volte nella sinagoga
della tua carcassa || non sei tu il Cristo, è lei, | subdola esistenza | che
negherò a bocca marcia | all'ultima proprio all'ultima cena di sapori...".
Grandiosa la chiusa, che trasforma la morte medesima, per vie fantastiche, in
continuazione di beltà e di vita "ossessionata bionda spiga | rossa di labbra
gonfie | o mora succulenta di more".
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Recensione |
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