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Con questo curatissimo quaderno La casarca, che inizia la nuova collana di poesia “La mansarda dell’Olivella”, supplemento della rivista mediterranea di letteratura Arenaria, Lucio Zinna giunge alla sua sesta raccolta (a racchiudere la produzione poetica dal 1989 al 1992).

Un traguardo non da poco, se si considera che esso è stato raggiunto all’apice di uno straordinario impegno culturale che dura da quasi 40 anni: critico letterario, narratore (autore di un romanzo-inchiesta sul caso Nievo, fra l’altro), ideatore di iniziative editoriali di grande impegno, conduttore di riviste letterarie (quali Sintesi, Nuovo Romanticismo e l’attuale Arenaria) che dalla Sicilia, allargandosi a connotazioni di riviste di cultura mediterranea, rivelano la loro non marginale vocazione europea.

Tra memoria e quotidianità, tra accensioni liriche e spirituali risalite, fino alla riscoperta dell’uomo interiore e al recupero del sociale che è in ognuno di noi («risentirsi fra uomini | e risalire»), la poesia di Zinna riscrive un immaginario antico, con i colori di un linguaggio moderno, attuale, ricco delle tante esistenziali tematiche che la storia di questi anni ci ha riservati («Distante la casa | − nell’arcipelago | più facilmente mi percepisco | frammento di cosmo»).

Molte volte sono poesie nate in testa – senza carta né penna – sui bus affollati, una mano al sostegno e l’altra alla borsa, con tutta l’umanità alitante sul collo (“La campana del coprifuoco”). Altre volte sono poesie scritte nei luoghi più disparati, i meno adatti, e fissate dove capita: margini di giornali, biglietti di metropolitana, scontrini fiscali, involucri di dopobarba, ecc. (fanno parte di questa sezione quelle assemblate alla voce “Polaroid”).

Tra “La campana del coprifuoco” e “Polaroid” si collocano le poesie della Casarca. Ma perché “casarca”? Ce lo spiega l’autore: «In tempi di diluvio, l’arca lignea solca le acque; l’arca litica solca le terre e si erge nel senso della verticalità e dello spazio, riproducendo la morfologia umana […]. Noi stessi siamo “casarca”, protesi nell’esigenza di restare a galla, in attesa di un arcobaleno».

Lungo, splendido viaggio, del Poeta Lucio Zinna, che in un suo precedente volumetto Bonsai (ILA Palma, Palermo 1989), si calava nelle vesti del Paladino Rinaldo, l’eroe che «Cantò da Plaia amori di terre | lontane, si elesse di poesia | cavaliere errante».

a.b.

Recensione
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