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Eventi primi

Il popolo veneto
22 giugno 2017

Dopo Asincrono scacchiere. Poesie scelte (1962-2015), Edizioni Progetto Cultura, 2016 (a cura di Giorgio Linguaglossa), antologia del percorso poetico quarantennale di Lucia Gaddo Zanovello, Macabor Editore ha pubblicato recentemente, nella prestigiosa collana di poesia “I fiori di Macabor”, una nuova raccolta della poetessa padovana dal titolo: Eventi primi.

Con una particolare nota ai lettori così la Gaddo Zanovello presenta il suo libro: “Eventi primi’ come ‘numeri primi’, ma sul piano esistenziale. Gesti di spinta, innovazione; indicatori di spostamento, di mutamento; varianti atte ad operare cambiamenti di direzione o metamorfosi; talora, più semplicemente, segni che esercitano l’ispirazione. L’iter di ciascuno è disseminato di eventi primari, ma essi non sempre, purtroppo, ottengono adeguata attenzione, mentre hanno senso ed efficacia quando vengono messi a fuoco dalla sensibilità propria delle creature e dall’esame al microscopio diligente e vigile della coscienza, risultando così essenziali al corso della vita. Diversamente, se la persona non percepisce appieno l’accadimento, in tutto il suo valore e potere, avendo questo agito inconsciamente rispetto al giudizio e alla consapevolezza individuali, è destinato a giacere in una fluttuazione sterile, vagante senza fine; si interrompe l’evoluzione spirituale dell’essere o in ogni caso fallisce quell’occasione preziosa offerta dall’evento, di essere processato da cuore e psiche.”

Questa visione si esprime magnificamente attraverso un respiro poetico, vivo, intenso capace di coinvolgere profondamente: “Già apre il nuovo / che non s’è detto addio. / Slitta d’abbrivio il presente, / assente nel tentare la presa / e tutto si gioca nel calcolo dello slancio / in perfetta aderenza al pontile, / stallo precario al tutto può essere. / Ed è inedita entrata / nel cono d’ombra delle ali di un angelo / a guardia del pescato / che nutre il passato di baci, di voci e sorrisi / di lacrime e sale / – sguardi a falchi e colombe nel cielo stellato. / Si mostra la verità così nuda / che pudica si fa la pupilla a sembianze di gioia. / Il seme matura, il seme dei gesti, / di tanto fuggito patire e potere / che non si volle udire e fare. / Un ritorno di occasioni perdute si affolla / nel vento ardente del ricordo; / se giorni verranno, li serberemo / per dirci l’anima e darci parola.”

Recensione
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