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Le verità nascoste

In questa toccante raccolta Wilma Minotti Cerini affronta due questioni scomode che la società odierna tende a rimuovere: la malattia e la vecchiaia, colta sul piano fisico e cognitivo.

La formazione cattolica della scrittrice milanese pervade le pagine del libro che non indugia nel mostrare il dolore, la sofferenza di chi soffre in prima persona e di chi ne è testimone.

Ecco perché la morte, vista come una liberazione nei casi in cui il paziente è ormai scivolato nel coma, viene considerata come una fase di approdo a una realtà ultraterrena.

Nel racconto “Elisa” la giovane protagonista, dopo essere stata lasciata dal fatuo Alighiero, finirà per suicidarsi, pur pentendosene all’ultimo momento. Una voce dall’alto la perdona per il suo gesto estremo, accompagnandola nel cammino verso l’Aldilà.

Il pentimento tardivo è anche quello del pedofilo che si ammala di Aids nell’inquietante “L’orco e Siri”, nel quale l’Autrice ritrae la natura abietta di un predatore sessuale, avvezzo a frequentare i bordelli di Bangkok e punito per la sua perversione con il disprezzo della famiglia e della società.

C’è spazio per il sorriso in queste diciotto storie che rappresentano la vitalità del mondo rurale (“Ancilla per l’ultima volta”, “La ribollita”) in contrapposizione alla meschinità del mondo borghese, incarnato nel segmento narrativo “La volontà ferita: l’eredità” dai nipoti diretti dello zio defunto, rei di aver disatteso le disposizioni da lui espresse nel testamento e beffati a beneficio di altri, a cui andranno i beni dello scomparso.

Ne è scaturito un invito alla speranza che spinge l’Autrice a discostarsi talvolta dalla realtà e persino a tradirla nell’intento di offrire al lettore un messaggio positivo, mai così necessario come in questi tempi bui.

Recensione
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