Commento critico a Ultime illusioni alla finestra
di Gianni Calamassi
Caro Gianni,
mi chiedi di scrivere
qualcosa a proposito della tua ultima fatica.....Penso che la presentazione che
tu stesso fai, sia il commento e la ragion d'essere più profonda per spiegare la
tua scrittura perché esprime i motivi del tuo sentire e del tuo chiedere. Ogni
altra sovrapposizione sarebbe scialba e inutile ( Zibaldone e Leopardi)
Dopo la lettura mi si è
materializzata di fronte agli occhi una vecchia bottiglia di vino rosso,
ricoperta di polvere e incrostazioni: i colori brillanti della sua identità e
trasparenza sono ormai sbiaditi, nascosta la vera essenza.
All'interno un corpo che
ha perso fisicità ed energia, si è trasmutato in anima e spirito per ricomporsi
poi in un'ombra che vibra con diverse frequenze.
Anche le uova del tacchino
si sono rinsecchite fino a diventare semi che, tuttavia, sarebbero ancora pronti
a fertilizzare la terra, a rigenerarla: basterebbe trovare le parole giuste per
officiarne il rito!! Quelle parole però si ritirano quando credi di averle
afferrate, diventano impenetrabili, sigillando così il loro mistero.
Ricordando la nostra
conversazione di venerdì scorso, metterei, come icona della raccolta l'uroboro,
simbolo di ogni inizio e fine, di ogni domanda e risposta, di ogni speranza e
delusione. Questo è quello che ho provato leggendo e te lo riferisco come sempre
con sincerità e spietatezza. Questa volta, però, il significato mi è chiaro: è
quello della rappresentazione della vita nel suo eterno processo del divenire.
Ciao a presto
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