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L'approdo
poeticodi Vincenzo Leggieri Un
altalena tra poesia e prosa
Perché Vincenzo Leggieri ha intitolato il libro che sta per
dare alle stampe L'ultima corsa? Leggieri, una delle personalità più ricche e complesse che
abbia conosciuto (l'esercizio poetico ha da sempre rappresentato solo un aspetto
della sua variegata attività di medico e di uomo politico), un giorno, a seguito
di una decisione all'apparenza improvvisa, in una corsa ideale contro il tempo,
ha deciso di tirar fuori dai cassetti i suoi manoscritti.
Ed invero, già precedentemente, questo tenace lucano aveva pubblicato volumi di poesie, saggi
storici e letterari, studi di politica sanitaria, discorsi parlamentari, ma il
titolo scelto per l'ultima raccolta sembra dare alla nuova esperienza uno
spessore e un impegno ben più solidi e consistenti. Tuttavia lo stesso non è definitivo, come sembrerebbe a prima
vista, dal momento che l'autore ci ricorda, in modo anche ironico e divertito,
che l'ultima corsa di un giorno non impedisce che il servizio possa ricominciare
il giorno dopo.
Secondo il glossario di metrica, questo libro è un
prosimetro, come del resto è enunciato dal sottotitolo, in quanto vi si
alternano brani in prosa con brani in versi. Che cos'è la vita se non un prosimetro, alternarsi cioè di
attimi di poesia ad attimi in prosa? Non tema il lettore questa parola, uscita da un arcano
glossario di metrica e si lasci invece rapire dalla lettura di questo nuovo
libro di Vincenzo Leggieri L'ultima corsa. Prosimetro in tre scene.
È un'opera di ampio respiro intellettuale ed umano, testimonianza di un artista i cui valori
morali e sociali, il cui vissuto esistenziale confluiscono all'unisono nel
magico sogno della scrittura. E, se è vero che l'autore, come in chiusura nota
scherzosamente, scrive solo per timidezza, mancandogli il coraggio di cogliere
le occasioni di dialogo, di comunicazione, di prendere la parola in pubblico, di
ciò non possiamo che essergli grati perché verbo volant, mentre le sue parole
rimarranno...
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Recensione |
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