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Il mio pensiero poetante
Per quanto concerne
Il mio pensiero poetante di Veniero Scarselli mi trovo,
criticamente parlando, in serio imbarazzo: un suo commento di frammenti poetici
lo alterna lui stesso agli stessi e questi ultimi estrapolati dal loro contesto
non mi forniscono un "corpus" sufficiente alla formulazione di giudizi comunque
sempre imbarazzanti su opere altrui. Insomma il complesso ne risulta piuttosto
ostico, però (forse proprio per questo) in compenso stimolante: ad esempio c'e
quel "castigo per aver osato di vivere", a pag. 51 la somma di più frammenti
d'una comunicazione metapsichica con la madre defunta, più avanti il richiamo ad
un "Dio burattinaio che ci governa", poi l'allusione ad "individui con la fede
tenace dei topi", e quel "fango intestinale del mondo" ove "ruminare pigre
digestioni sotto il giogo di Dio", e ancora ed in prosa quel "concludere che
l'Io non stia dentro il corpo materiale, ma sia qualcosa che può entrarvi ed
uscirne a suo piacimento", poi nuovamente in versi quel "Fratello Coleottero /
con una vita forse simile alla mia / e che la luce della mia candela / ha
svegliato dalle lunghe digestioni / già di nuovo affamato" e "l'Io restare
prigioniero come un topo / nella fogna del cervello".
Rimarchevole poi (nuovamente in prosa) il concetto che Dio dovrà essere
creato (e confesso che questo mi richiama alla mente un concetto da me formulato
in azzardati versi direi sacrileghi, ed oltretutto m'è tornato gradito il richiamo al mio amato e
ineguagliabile Caproni da cui lo Scarselli parrebbe prendere rispettose distanze
citando se stesso in terza persona), nonché ritornando ai versi quelli tra cui
spicca il "pozzo disperato della bestemmia", e l'intero brano poetico che inizia
con "Mio Dio senz'amore", quindi la metafora del "povero cane abbandonato",
quindi lo stesso "affamato della ragione / che ci salvasse dal deserto del
dubbio", e "il grato avanzare del letargo". Poi ho sottolineato l'intero brano
iniziato con un "neanche avrei creduto ai miei occhi", e mi ha impressionato il
concetto che "adesso la Morte non è più / il castigo per es-sere vissuti" e
quella "goccia di luce / che Dio per suoi fini imperscrutabili / aveva
imbenignamente impastato / con un ego di carne mortale".
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Recensione |
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