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Alessia e Mirta
Amore e Thanatos
“Pervasa da inaudita felicità ride nella vita nuova” Alessia,
protagonista indiscussa della produzione poetica di Raffaele Piazza. È cresciuta
Alessia, la sua identità si completa e trova un senso nell’attesa-incontro
amoroso con l’amato Giovanni, ma ora LEI ha acquisito una propria autonoma
individualità viva e pulsante, piena di intensa gioia nel suo “secondo tempo
di vita da ragazza” (in Alessia e l’azzurrità), nel quale si muove
leggiadra come su un palcoscenico, ”come in prove di danza” (in
Alessia a S. Lorenzello), prendendo graduale consapevolezza del suo essere
una ragazza sedicenne e quasi donna completa.
Tale dicotomia esistenziale si chiarisce bene nell’epiteto di gusto epico,
specificità stilistica di Piazza, “Alessia lucelunavestita” (in
Alessia vestita di luna): la LUNA, elemento ricorrente nel paesaggio ove si
incastona la vita, in un’atmosfera realistica dei luoghi, descritti con
puntualità geografica (si vedano i titoli delle liriche stesse), ed altrettanto
fiabesca-onirica. In essi Alessia si muove, corre, ride, volteggia sui pattini,
attende l’amato al tavolino di un bar con “sorriso di farfalla/ad iridarla”
(in Alessia alle porte del sogno) ed un’anima fresca pervasa da “azzurrità”
(Nel jet azzurrità per Alessia / nel volare sulle nuvole / acquoree a pervaderla
d’immenso in Alessia vola sulle nuvole).
Tutto fa pensare ad una fase ancora adolescenziale, ma la selenica
Alessia “rosa vestita per la vita” emana un fascino dolce e femminile,
che si sprigiona appunto sotto il chiarore lunare. La luna eterno simbolo della
femminilità che non a caso si riconnette al ciclo mestruale, cui spesso si fa
cenno (“mi sono venute, non mi lascia e sono stata promossa” sono i tre
desideri realizzati in Alessia campita nel cielo). La luna simbolo di
fascino, attrazione, seduzione (Alessia compra calze nere,… tacchi alti),
amore e sesso vissuti con candore, ansia famelica di congiungersi e completarsi
con il “nerovestito” Giovanni ovunque: nelle stanze dell’Albergo degli
Angeli, nel “fieno afrodisiaco”, nel fiabesco “bosco delle querce”. Una
luna dispensatrice di consigli, tutt’altro che quella apatica di leopardiana
memoria; ammiccante amica o L’Amica, Mirta “anima di luna” che si fonde
in essa?
Se azzurrità, mare e cielo come luoghi simbolo ricorrenti ed emblemi di tale
colore, definiscono il ritratto di Alessia tanto che la sua figura ne emerge
quasi come un prezioso cammeo, un’icona celeste in Alessia campita nel cielo,
il blu ed il bosco individuano i tratti immobili nel ricordo di Mirta. Il
collegamento tra una sfera ultraterrena in cui questa si pone e quella vitale
della nostra protagonista avviene in atmosfere lunari o aurorali, in albe
soffuse che suscitano viva memoria. Mirta appare come una dea nel fondale di una
via, quasi dalle profondità del mare, “responsi dal blu” (cfr. Alessia al blu
sottesa), da quel mare che nei primi testi della silloge è elemento
rinnovatore, purificatore che pervade le membra della ragazza/donna Alessia.
Invece Mirta è la “ragazzina di 44anni” senza santi sul calendario, la
donna dai molteplici amanti, infelice e suicida; colei che ha rinunciato
tragicamente a quell’antologia di attimi essenza della vita (“attimi
fiorevoli / e tutta prosegue la vita in Mirta amica). Forse non ne ha
colto il valore? Forse sono istanti rari immersi in lunghe pause di monotonia,
dolore, assenza di senso (donna dei boschi / prigioniera / del tuo film” in
Mirta nel mio specchio) che, invece, Alessia – “Colei che protegge”
etimologicamente- custodisce e vede nelle piccole cose?
Eppure Mirta “non sei più carne ma solo anima (in Mirta dopo quasi un
anno),
“Eppure
esisti / più di prima ora d’estate / anima di ragazza e di Dio” (in
Mirta Rem Picci ed io); Mirta c’è e detta la poesia all’autore. E del resto
chi altri se non Lei che della poesia porta il nome? Mirta dal mirto, pianta
sacra alla dea Venere e simbolo dell’incoronazione poetica.
Da figura reale a potente simbolo, donna incisiva nella vita del poeta, di
Alessia e sublimata “donna dei boschi / nel mito / della tua villa tra
le / alberate fantastiche, i / limoni, gli aranci, i / melograni e la centrale
mimosa” (in Mirta nell’anima).
In questo tripudio di vita e forza vitale della natura e d’Amore, Thanatos, la
morte, si fa strada inaspettata, tragica, induce a toni più intimistici e di un
lirismo toccante nei testi dedicati all’amica perduta posti quasi a cesura della
silloge in una sorta di ante e post mortem, come nel Canzoniere
petrarchesco per Laura, senza potere però avere il sopravvento definitivo e
definitorio. Una forza superiore, l’ispirazione poetica come pioggia celeste del
cielo pare lo impedisca, la potenza ricreatrice, rigenerante della Poesia “e
stupore di fronte alla verità / dell’arte che è vita e battesimo / perenne” (in
Alessia alla mostra di pittura).
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Recensione |
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