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Sull’amore
è stato detto e scritto, da sempre, e sembra sempre che sia stato detto tutto, e
quindi anche parlare di questo libro, senza cadere in banalità e luoghi comuni
non è cosa facile in quanto esso ha per tema proprio l’amore, quello fra due
persone, fra due corpi, fra due spiriti che si incontrano; Ruffilli ne parla in
modo appassionato ma senza cadere nelle numerose trappole del già visto o di
semplicismi morali o antimorali. Nei venti racconti, scanditi con l’andare delle
quattro stagioni, Ruffilli parla d’amore che nasce, divampa, si assopisce o
continua, e lo fa con determinazione e chiarezza di vedute. A volte con toni
forti, in altri momenti con delicatezza e soavità, ma sempre tenendo gli occhi
bene aperti su quanto muove i protagonisti. L’amore non è sempre quello canonico
di un matrimonio, o di un rapporto stabile, spesso si colloca fuori delle
biografie ufficiali dei protagonisti, vive una vita che segue un suo percorso,
quasi laterale alle esistenze, un’altra vita, appunto. Gli amanti si incontrano
e si amano nel breve spazio dei racconti, il quale sembra dilatarsi sino a
contenere le loro intere esistenze, perché nell’amore è un'intera esistenza che
ne incontra un’altra, Ruffilli riesce, in brevi pagine, a dare corpo e
fisionomia ai personaggi; in pochi tratti evoca esistenze, numerose serate che
trascorrono uguali ai giorni che le precedono, poi d’improvviso la svolta, una
manciata di attimi che cancellano una vita e ne costruiscono un’altra. Quando il
capitolo finisce il bisturi dell’autore va a sondare altre vite, apre cuori e ne
fa emergere l’essenza profonda, la porta alla luce, la dispiega, immergendola in
paesaggi dalle tinte tenui ma esatte, come acquerelli, sullo sfondo dei quali le
vite sono in piena luce. I protagonisti dei racconti si piegano gli uni agli
altri, ma sembrano serbare una sorta di zona franca in cui si rifugiano, in cui
intrappolano l’amante. Le storie sono come treni in corsa che improvvisamente
appaiono a gran velocità su di un binario morto in una piccola stazione di
campagna, lasciano sgomenti il lettore e gli stessi protagonisti che le vivono,
aprono spiragli su quella che non è la vera vita che essi vivono, fatta di
convenzioni sociali, opportunità, mostrando quella che sembrando essere un’altra
vita, è in realtà La vita, quella che merita di essere vissuta, che si desidera
vivere.
Per alcuni racconti sorge alla mente il ricordo della Némirovsky di “Due”:
l’amore, quello vero, che accende la passione, termina con il matrimonio, che è
il confine oltre il quale l’amore si trasforma in amicizia, cedendo alla
consuetudine l’appagamento dei sensi, ma il “piacere” è sempre sornione in
attesa fuori delle mura domestiche, lontano dalla noia del talamo nuziale.
La scrittura di Ruffilli è elegante e suadente, i racconti sono amabilissimi,
se talvolta il senso di alcuni ha qualche punto comune con altri non si ha mai
la sensazione di rileggere la stessa vicenda da angoli differenti, pericolo
spesso in agguato in raccolte di racconti tematici, le vicende si svolgono
sempre secondo traiettorie impreviste ed originali, riuscendo a catturare
l’attenzione del lettore, e riservandogli belle sorprese.
Ogni capitolo del libro è dedicato ad uno scrittore diverso, così Ruffilli lo
costruisce come una sorta di omaggio all’autore menzionato, senza fare degli
autentici pastiches, ma creando in maniera assolutamente mirabile atmosfere care
a ciascuno di essi. Così abbiamo la stazione termale dall’aria cara agli scritti
di Čechov, aria di campagna nebbiosa alla Mansfield oppure l’atmosfera dei
ritrovi mondani tipicamente proustiana, sebbene tutto quel fumo al povero Proust
asmatico non sarebbe piaciuto molto… Tutto questo per dire come l’autore riesce
ad evocare un’aria cara agli scrittori citati, senza però far sembrare il
racconto una scrittura “à la” ma riuscendo proprio ad infondere una sorta di
atmosfera, quasi intangibile, indescrivibile, che mantiene lo stile di Ruffilli
intatto nella sua bellezza ma infonde ad ogni racconto un atmosfera diversa ed
unica.
Una raccolta di racconti molto bella ed originale, soprattutto “autentica” da
gustare con calma lungo l’arco di un anno, lasciandosi trasportare dalle
stagioni evocate dalla felice scrittura di Paolo Ruffilli.
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