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Linea di poesia delle tue fragoleQuesti testi sono improntati ad un intenso lirismo e all’efficacia icastica delle immagini, laddove il mistero si sposa all’indecifrabilità poetica: “Una linea di poesia mi chiedevi, un chiaro / incontro oltre la chiave della nebbia, / si apriva e continuava e stava nel freddo polare / di igloo casa la giornata sottesa ai tuoi panni / lasciati in una telefonata marina nell’azzurro / subacqueo dei secoli dietro di noi e domani come giorno: / se avevamo fame tu sfamavi di parole la mia voce / con i salici dell’ironia, io ragazzo appoggiato alla tua / sigaretta donata nella bellezza della gola in un bel luogo / di liquido prato.” (Linea di poesia delle tue fragole).
La natura è il pretesto che infonde l’aulicità della poesia: “Tesse una musica il marino / fluire senza tempo, l’onda verde / che trasparente vola nella forma / di donna, di conchiglia che scolora / sulla spiaggia dalle felici trame / dove nella tua notte posi l’ombra / tra la sabbia dei passi che riveli / un moto precedente di parole / presunto tra l’argento che ti sfiora / di una luna a pochi tiri / di sasso levigato dall’attesa.” (Tesse una musica). La paternità è come un seme sbocciato oltre la tirannia del tempo, nella dialettica degli incontri e dei distacchi: “Dal cielo delle / tue mani alle mie / un fiore d’erba / azzurro sotto il sole / hai messo per caso / a sbocciare per / altre generazioni. / Hai attraversato / il tempo in auto e / sei venuta a dare / il senso del latte / al figlio diciottenne, / amato e non voluto / nella magia duale e / (…) 3 qui si respira aria di / trasparenza degli occhi / incanto di sorgente / dai tuoi fianchi / di ragazza nel tendere / alla via serale e / una scala per salire alle / cose della natura è rimasta / nelle durate,/ incantesimo tra / i nostri genitori e i nostri /figli e sei partita per altre / navigazioni su internet e sul bordo del Mediterraneo e (…) (Fiore di padre). Vi è il personaggio di Alessia, giovane ragazza che s’inizia ai riti dell’amore: “Sera di plenilunio d’estasi / nel controllo del tempo / di ragazza Alessia e della temperatura nella casa / del mare. Si irida la stella. / Alessia pervasa da inaudita / felicità ride nella vita nuova. / Tutto accade ai blocchi / di partenza del campo / animato che è l’esistere, / in arcobaleni di bei sogni, / con affilate mani nei diari / trascritti pari a verdi / coltivati con pazienza / di esotiche piante oltre la mente. / Sfoglia la margherita / rosa Alessia / (il numero dei petali è dispari).” (Alessia sfoglia la margherita rosa). Una forza viscerale l’attrae, come l’Esterina montaliana, al flusso impetuoso delle acque: “Si apre il mattino poi in / quel punto del mare dove / era già stata senza male / a giocare con l’aria fresca / dell’aurora si ritrova Alessia / a respirarla nel tratto / della vita più profondo / dove è stata generata. / Entra nel mare Alessia, / acqua a pervaderle le membra / affilate di ragazza e sorride / come una donna / per del viaggio la prosecuzione.” (Alessia in barca). L’amore plasma d’ora innanzi la sua vita: “Sera consecutiva per ragazza / Alessia sul lago ghiacciato / con i pattini d’argento a disegnare / la vita in arabeschi. / Prove di danza, freddo / nelle fibre di Alessia a / rigenerarla nell’attesa / di Giovanni. Trepida, / ritarda l’amato. Poi sul ciglio / dell’ansia a stellarla / arriva sul bordo delle acque / nerovestito. (…)” (Alessia e i pattini d’argento). Compare un altro archetipo femminile, Mirta, amica dall’intima sofferenza che la porta al suicidio: “Sei nel mio specchio, Mirta, / campiti i nostri volti / nel vetro che pare infinito. / Ti sei uccisa, Mirta, e non / ci credo e invece è lutto / per la bandiera della mia vita. Abbiamo mangiato / insieme al ristorante / dei vivi e mi parlavi di / Anne Saxton anche lei / suicida. Dicevi la vita / è bruttissima come una / bambina di 44 anni, Mirta, / donna dei boschi e prigioniera / del tuo film.” (Mirta nel mio specchio). I ricordi custoditi nella sacralità della memoria acuiscono la pena dell’assenza: “Scherzavamo sulla canzone / di Battisti Una donna per amico / ti definivi il mio portafortuna / mi svelavi tuoi intimi segreti. / Giocavamo con le poesie: / io ti leggevo miei versi e ti / chiedevo di chi erano e tu / spesso sbagliavi e rispondevi / di Luzi o di Montale. Diventavo / Montale nella tua vergine anima. / Ora ti sei tolta la vita e non / possiamo più giocare.” (Mirta Rem Picci ed io); Se sul farsi della tela / della sera firmamento / infiorato da stelle margherite / ti penso succede ancora / di fotocopiare la felicità / di quando dividemmo / l’innocenza di un gelato / per rinfrescarci le anime.” (Mirta Amica). Raffaele piazza con la sua levità poetica trasfigura ogni aspetto decantato, dai temi ai personaggi, nei quali incarna forme di realtà rivisitate dall’estasi artistica. |
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