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Passi d’inverno

I Passi d’inverno hanno il tono sommesso e dolente della stagione più impietosa, come camminare su una lastra gelata di sofferenza pietrificata, affondare le proprie orme in un silenzio ovattato che ne restituisce soltanto l’eco. Il colore non può che essere il Grigio: “Grigio è il colore dell’attesa / il territorio dell’indefinito / che respinge i toni accesi / e scompagina lucide certezze / la docilità serba di una vita / Grigio è il gomitolo del tempo / che adagio restituisce il filo / e germoglia istanti e giorni, / è il marciapiede della strada / ruvido e sguarnito che acquista / vita passo dopo passo e parola / dopo parola si fa altra narrazione / L’intreccio quotidiano è grigio / composto di gesti lenti e reiterati / pensieri ricorrenti e volti noti / eppure è luce nel suo ordito.” Le storie sono quelle sofferte di creature inermi che subiscono soprusi, delle Donne di oggi: “Donne di oggi anelano riscatto / tra le pieghe di storie violente / quando l’amore si tramuta in odio / e avvizziscono pensieri passi parole / Figlie di questo tempo fino in fondo / attraversano vicende di precarietà, / in un presente che si amplia e stringe / a poco a poco i margini del domani / Compagne, madri, sorelle, tenere / e tenaci, divise in mille segmenti / d’anima, con l’entusiasmo nelle vene / pronte ad abbracciare un sogno.”

Sono le vele stracciate dei sogni ne Il viaggio dei migranti: “È lungo il viaggio dei migranti/ impastato di polvere e di vento / irrorato d’acqua e di lacrime / restano incisi i segni sulla pelle / d’ogni passo d’ogni sopruso. / Plasma il viaggio le attese / dà corpo a nuove speranze / alle spalle terre dilaniate / da cieca violenza e il tempo / amputato di ogni futuro / stringe i figli alle madri / nella ricerca di un porto.” È il tragico destino degli “invisibili” che lasciano traccia della loro presenza dimessa in un’umiltà e delicata tenerezza: “Il tuo sorriso ha scalfito il muro / dell’ostilità e dell’indifferenza / i tanti passi sulle strade un’orma / hanno lasciato, la tua orma / È stata autentica l’esistenza, / per la tua umanità, lo sguardo / dolce posato sul quartiere, / per te che sapevi amare i libri / e la compagnia vera di un cane. / Per te, Nereo, l’addio non è stato / il soffio breve di una cronaca / c’è chi ha versato una lacrima / posto un fiore sul tuo giaciglio / e ancora serba un pensiero.” (In memoria di un senzatetto).

È un’ingiustizia tacita e latente che talora esplode in moti di rabbia e sommosse popolari: “Spuntarono germogli in terre / segnate da ingiustizie e povertà / ferite da silenzi gravi e soffocati / ove il tempo elargiva i suoi giorni / miseri e scorreva sempre uguale / La rabbia di Mohamed* aveva / scintille di un sogno presto / propagato oltre le frontiere / Un desiderio finito tra le fiamme / un’attesa dissolta in cenere.” (Primavere arabe).

Allignano come cancri che divorano il tessuto sociale le Solitudini: “Hanno radici invisibili che tenaci / s’attaccano alla terra e all’anima / un tronco percorso da linfa vitale / rami che s’espandono in alveari / di periferia e nei tentacoli urbani / al centro s’insinuano a dispiegare / celate e sofferte asimmetrie.” È un tempo in cui prevalgono la disgregazione, la disforia, la divisione lacerante: “Percorsi brevi per rapide condivisioni / storie acerbe non giunte a maturazione / sogni colorati sbocciati e presto avvizziti / per incuria noia o altri fremiti d’anima / Viviamo di tanti frammenti talora riuniti / spesso dispersi in un presente dilatato / inconsapevoli di quel che sarà domani / Si restringe l’orizzonte e cede l’ideale / all’immediatezza, dal vivere quotidiano / scaturiscono mille piccole realtà venate / di una pronunciata silenziosa inquietudine.” (Dispersione).

Insorge un anelito di preghiera a riscattare tutto questo groviglio di incongruenze, tale coacervo di incertezze: “Insegnaci, Dio, a guardare / oltre il recinto quotidiano / che tanto sostiene e rassicura / sii la guida per costruire ponti / che uniscono oltre le diversità / Sulla via prendi noi per mano / dona a ciascuno occhi nuovi / e quello sguardo che sbiadisce / ombre del passato, fisse idee / rancori, presunti fallimenti / Insegnaci a vivere il presente / come dono, l’unico tempo / davvero a nostra disposizione / e passi pensieri gesti azioni / siano orme che non muoiono / tessere di un mosaico di salvezza (Preghiera).

La sezione Echi d’anima si sofferma sulla contemplazione del paesaggio invernale, speculare di una tristezza esistenziale: “Sul bordo del sentiero / albergano le ultime foglie / nel cuore dei pioppi / le cime a pettinare il cielo / di un giorno di dicembre / Una trama ancora viva dice / il tempo vissuto che adagio / s’abbandona ai tiepidi raggi / di luce, istanti preziosi / crinale tra l’essere e il nulla/ S’arriccia di nubi il cielo / una ragazza sdraiata / sul cuscino della terra / assorta guarda il fiume / Si sciolgono nell’acqua / pensieri e grumi di polvere / cade la maschera logora / dal volto incerto del tempo / l’espressione trattenuta / si spande l’odore del vento.” (Incontro all’inverno). Eppure, vi è tanto splendore anche in questa stagione: “Dicembre è la bellezza inerme / di un albero spoglio, immoto / eppure verso l’oltre in cammino / È Natale, un chiarore di cielo / uno spicchio di luna sospeso / silenzio ampio in raggi di sole / È un presepe vivente anche oggi / di chi resta e chi emigra lontano / di chi nasce e dilegua la tenebra.” (Solstizio).

In fin dei conti, è durante il letargo invernale che covano i semi che poi germoglieranno nel cuore della terra a primavera; è la stagione che attende, che prepara alla vita: “È d’inverno che si compiono / i viaggi più importanti, quando / il buio soppianta presto la luce / e il cielo indossa tutte le sue vesti / È là ove il campo si copre di nebbia / che le impronte hanno vero sapore / ove scende scrosciante la pioggia / nascono inedite danze segrete / Nella neve l’anima trova il suo pane / nel cuore della terra nascono parole / condensano la pazienza dell’attesa / come bulbi di tulipano che riposano.” (Viaggi).

La nudità che si spoglia di ogni orpello propria dell’inverno corrisponde al metafisico sguardo di verità su se stessi, quando calano le Maschere della finzione ornamentale: “Viviamo sul confine / tra l’essere e l’apparire / sporadici squarci di luce / su sentieri opachi di cielo / recitiamo vari copioni / nel tentativo di svolgere / un ruolo o essere diversi / cediamo talora al gioco / di vivere nuove esistenze / altri volti e sorrisi mostrare / ci sorprendiamo a tacitare / antichi dilemmi e domande / mettere da parte il bagaglio.” L’anima dell’inverno è misteriosa e segreta: “È enigmatica l’anima dell’inverno / consegna tele dai colori sfumati / i contorni persi tra i fili di pioggia / e nella nebbia, conosce squarci / d’azzurro e corone gialle di narcisi / Il cuore dell’inverno è generoso / scrigno di emozioni vissute e gestite / nel ventre umbratile dei giorni / mai ostentate al vento né dissipate.” Unico è il suo fascino malioso, nel pudore d’innocenza della neve: “Un manto di neve / fresca e immacolata / che non conosce / il calpestio dei passi / Un calice di tulipano / appena sbocciato / e colmo di segreti

impronta di colore / sulla terra che rinasce / Un sorso del tramonto / quando l’ultima luce / sfuma oltre la collina / testimoni alberi spogli / Istanti sospesi di poesia.” (Istanti). Tuttavia, l’inverno, pur con i suoi tempi lunghi, non può riavvolgere la matassa di una vita che si è imbrogliata, è solo L’inizio: “Non saranno sufficienti / i mesi di un solo inverno / a ricucire di una storia / i lembi, a rendere integra / una coperta sfilacciata / sul sentiero delle stagioni / Non basterà uno sguardo / seppur d’amore a diradare / le ombre dell’inquietudine / né il calore di una casa / minimo riparo alle intemperie / a sciogliere lame di ghiaccio / conficcate nel nostro cuore / È solo l’inizio, il presupposto / questo inverno che chiama / noi per nome e ci interpella.” La furia del vento è emblematica di un’energia, una forza propulsiva che spinge ad un radicale cambiamento l’esistenza: “In un giorno qualunque / solcato da pensieri ordinari / la chiave di volta è nel vento: / soffia impetuoso, scarmiglia / i capelli, squaderna le pagine / idee estirpa e false sicurezze / Sferza la pelle e l’anima il vento / ci incalza a nostra insaputa / i passi sospinge su un destino / inedito bagnato di mille verità / è fragilità di vita, provvisorietà / che si esalta in turbinio di istanti.” (Giorno di vento).

Ciò che più rappresenta questa stagione è la Pagina bianca: “Il tempo invernale / è una pagina bianca / un ventre di mistero / che protegge germogli / un sogno che in segreto/ acquista forma e anima / Domani forse sarà verità / d’inchiostro, abbozzo / di una trama che lega / lacerti di parole, orma / di passi sul cammino / Idea, traccia del pensiero / memore di un foglio bianco.” Quasi con nostalgia ci si congeda dall’inverno, come da un maestro che ci ha molto insegnato: “Un altro inverno si congeda / sono trascorse sere immerse / nella gioia celata dell’oscurità / lunghe notti visitate dai sogni / tra le mani un lembo del tempo / ci consegna al fiume del divenire / Sereno il distacco a riassumere / la pienezza di chi ha attraversato / ogni viottolo, di ogni anfratto / ha ascoltato il tremore e la voce / ormai pronto ad abbandonare / un caldo grembo per nuovi voli.” (Congedo). L’eredità che lascia è preziosa, da serbare gelosamente come un tesoro: “È importante il lascito / dell’inverno: il dono / di un’anima che anela / alla pace, la poetica dell’attesa lungo oscuri / sentieri, anticipo di luce / Lo spessore d’una vita / il privilegio di custodire / e amare oltre la vernice / e la vividezza dei colori / Il viaggio e i suoi passi / nella consapevolezza / che dalla terra brulla / fiorirà una rosa.” (Lascito d’inverno).

Anna Santarelli sa osservare con perspicacia la realtà che la circonda e tradurla sulla pagina con efficacia icastica, cogliendola come Una visione: “È un giardino privato / segreta fioritura d’anima / la cromia che prevarica / il disegno, di un sogno / la potenza che annulla / idee e pallidi pensieri / Una visione sospesa / tra le pieghe del giorno / un affaccio gioioso / su un’anonima strada / Si fa presenza il segno /a incidere lo spazio / a germogliare il tempo in una vivace fantasia.”

Recensione
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