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Sentieri e parole

I versi di Anna Santarelli sono improntati ad un intenso lirismo e raffinatezza estetica. I temi trattati sono pretesti alla trasfigurazione poetica che li trascende con il suo linguaggio aulico: “Altro è il contesto, più fresca l’aria / in un giorno bagnato di pioggia / forse più leggero il bagaglio per noi /

in direzione di una nuova terra / o verso recondite regioni dell’essere / Altra è la sfida, più lucido lo sguardo / sui giorni che verranno, nuova argilla / forgerà profili e forme, diversi colori / sbocceranno tra le dita, restituirà / il mondo un dono, un’orma di sogno” (Gennaio).

Il Viaggio è un topos che ha solide radici culturali: “Plasmare i passi è l’imperativo / che sgorga da segreti anfratti / tra mille carezze di sole e di vento / percorrendo verdi sentieri / e viali di platani privi di foglie / Avere occhi nuovi e scorgere / una luce sui grigi marciapiedi / ravvisare un’eco, una voce amica / nella routine quotidiana, inedito / respiro d’anima, refolo del tempo.”  

Il mondo interiore assorbe tutto ciò che lo circonda, monopolizzando l’attenzione: “Ora che una stagione si è dissolta / tornano alla mente nitida espressione / l’impronta unica di un passaggio / lo sguardo di chi coglie un senso / un frammento di verità oltre / il velo delle parole e dei discorsi / Ora che tutto è avvolto nel silenzio / e le mani intrecciano trame / di pace, sei immagine interiore / fibra del cuore che palpita di nuovo / quasi a colmare questo vuoto” (Immagine).

La quotidianità, condizionata dalla pandemia, si ritaglia un proprio spazio sulle ali della libertà personale: “In un giorno grigio d’inverno / il tempo si dilata tra le pareti / di una stanza, scandisce pause / in un disegno tutto da comporre / Se la norma è il distanziamento / si riempie d’altre conversazioni / questa solitudine, con il respiro / si riconcilia, ritrova la parola / Se la dimensione è l’ordinario / si nutre questa vita di piccoli riti / di una quotidianità sommessa / e di un invito: essere presenti / a se stessi, al proprio compito” (Quadro quotidiano).

Il vento è metafora di una purezza e un’ebbrezza che rende l’anima limpida: “Del vento è la purezza di un giorno / nubi spazzate, brume dileguate / all’aria evaporati opachi pensieri / è la nudità di un’anima in cerca / della sua vocazione, di un abbozzo / di storia, in cui dare forma all’informe / Del vento è l’energia dell’azione / il segreto di un inverno che porta / in grembo i nuovi germogli” (Il segreto).

La vita naturale è simbolica di quella astratta, ne è l’incarnazione: “Si fa il corpo grembo di vita / narrazione e destino / passaggio sulla terra ardente / traccia sul sentiero di erba / S’espande il pensiero e forgia / nuovi confini, sgrana altre / realtà, nella piena coscienza / che un’idea sostiene il mondo / attraversa pianura e deserto / S’inquadra il tempo nella cornice / labile delle stagioni, un grappolo / giallo di mimosa preserva fili / di verità tra le pieghe di una storia.”  (Tempo di mimosa). Un fiore rappresenta la fecondità e la bellezza della vita: “Un narciso è un sogno di luce / tra le zolle a primavera / la vita nuova che si afferma / l’avventura che ci incalza / Se anche a volte si accompagna / a leggerezza e vanità, rimane / autentica simbolica presenza / a fianco di chi spera e scrive / una storia aperta al mutamento / Nessuno ci privi della bellezza / e dell’innocenza di un narciso” (Un narciso).

Le stagioni s’avvicendano con le loro incognite, paure, insicurezze, singhiozzi di pianto: “L’ombra di un dolore / antico e non ancora sopito / figlio di un’età senza amore / e senza appartenenza / si affaccia a soglie d’anima / Lembi preziosi di stagioni / sfuggono a un destino / di morte, rigenerati / da sguardi di coscienza / ricostruiscono gli eventi” (Lembi di stagioni).

L’esistenza è soggetta alle evoluzioni del tempo che accolgono nuovi germogli: “D’innesti si nutre l’essere / nel corpo stinto dei giorni / si inserisce talvolta una gemma / un accenno di desiderio / Un’esistenza via via acquista / altri contorni, altri colori / È vera scommessa un innesto / corpi diversi, nuova linfa / altra l’intenzione che supera / il confine e innalza lo sguardo / D’innesti vive questo viaggio / sfociano i nostri mille passi / in un contesto più vasto / che accoglie, avvicina le storie / e i percorsi a connettere / voci e silenzi, ragioni e passioni” (D’innesti).

Vi sono espressioni di una notevole suggestione lirica: “Tra veli d’oro e rosso porpora / adagio si spoglia il giorno / cede fili di una trama che sfiorisce / Rallenta il passo e diluisce l’ansia / tra note di quiete, si veste il vivere / di una luce tenera e innocente / Restano pensieri scabri a contenere

il declino, una voce calda distende / sull’ultimo tratto la propria verità” (Ovest).

I colori sprigionano la magia delle pietre preziose, nel calore e nello splendore della loro energia: “II. Rubino / È rosso il cuore del mondo / si nutre della carezza del sole / a ciascuno dona origine e linfa / di vita, stringe l’anima al corpo / in attimi irripetibili di passione / S’imprimono le orme sulla via / presenze inaugurano il tempo / delle stagioni e frutti vermigli / depongono sulla tavola del giorno / gemme di pensiero spuntano” (Sogni di pietra).

Il fascino del paesaggio si espande tra cielo, terra e mare: “Scorre tra il cielo e la terra / tra la terra e il mare, sentiero / unico scolpito nella roccia / la Via dell’Amore: segreti / d’aurora trattiene, echi e voci / di tramonto, una promessa / suggella o rende nuova” (III Via dell’Amore Cinque Terre).

Nella seconda sezione, Parole e segni, che segue a Geometrie del tempo, la meditazione intellettuale s’insinua nel dettato lirico: “Tra le pieghe di giorni feriali / sfumano assiomi, sbiadiscono / verità costruite su impalcature / soltanto in apparenza solide / Adagio si circoscrive il campo / con l’intenzione di raccogliere / mille indizi di una realtà ignota / È questione di pensiero e volontà / di ascolto e di interpretazione, / ogni giorno, nel sole e nel vento / nell’ambito di eventi ed incontri / S’affaccia uno spazio nuovo / di percezioni e passi in libertà / fioriscono altre geometrie, / sconosciuti aromi, di una parola / emergono tutte le sfumature, / di un discorso mille significati” (Motivazioni).

Sfoltendo tutti gli apparati di contorno, ci si riconduce alla nudità dell’essenza: “Tagliare rami secchi / sollevare veli di polvere / perseguire l’essenziale / poiché la sostanza non ammette fronde / Sfuggire qualche volta / alle luci della scena / a malsane connessioni / instaurare amicizia / con i volti del silenzio / È la differenza, l’altra / qualità a rendere la cifra / di una vita, a sostenere / i nostri giorni in bilico / tra pienezza e mancanza” (Esercizi).

Lo stesso spazio esistenziale viene ridotto all’elementarità di una figura geometrica come il quadrato: “Quattro lati e due diagonali uguali / linearità chiara e coerente / senza inutili divagazioni e orpelli / Quasi tutto si inscrive nel quadrato / il perimetro e l’area di un’esistenza: / il parto di una madre e la crescita / di un figlio, l’abbraccio d’amore / e la base da cui spiccare il volo / il pensiero che si fa carne e azione / Ogni uomo che aspira a un profilo / a un equilibrio, in serena convivenza /

di stagioni, si riconosce in un quadrato” (In un quadrato).

La camera da letto è fulcro di generazioni, un mistero da cui ha origine la vita: “La camera da letto /

è l’arco di una vita / un sogno impastato / di reale: un giaciglio / racchiude tutti i tempi / intreccia storie / incide alfabeti nuovi / Sguardi simultanei / acciuffano transiti / attingono a fonti / di colore, adagiati / su più piani, lembi / di materia afferrano / Tutto coesiste: l’ordine / l’estro, il tratto obliquo / Una dimensione altra / scavalca ogni recinto / d’abitudine, mille / proiezioni d’anima / convivono nel mistero / di una camera da letto” (Un sogno).

Un viaggio è accettare una nuova sfida, con tutte le incognite, lasciare il certo per l’incerto, osare l’imprevisto: “Abbracciare l’idea di un nuovo viaggio / tralasciando tutto il resto: il passo / stanco, l’imprevisto, l’oscurità / che irretisce, l’errore non recuperabile / Credere nella sapienza della terra/ riconoscersi in un verde sogno / anche quando sfiorisce il tulipano / e resta nudo stelo, foglia accartocciata / Ritrovare il proprio posto, qui e ora / quando l’illusione via via s’allontana / amare la propria storia e intravedere / altre presenze, inedite voci di verità” (Sfide).

La fedeltà è un’alchimia di armonia, forza viscerale che attinge alle sorgenti della vita: “Se essere fedele è coltivare / un fiore nel seno della terra / amare la sua grazia e i suoi colori / anche quando incombe la tempesta / il senso di una presenza ravvisare / nel groviglio degli eventi, quando / si dispiegano libertà d’azione / e umile paziente accoglimento / riflettersi in altri occhi, sentire / vivo un legame che unisce corpo / e anima a tessere arcane trame / che talora sbocciano alla luce / sono fedele a te, amore” (Fedeltà).

La parola sostanzia l’anima, la vivifica e l’incarna: “Sotto un cielo terso chiara / nasce la parola che spoglia / di veli l’anima e dirada enigmi / Inizia un racconto, un viaggio / per altri cieli, altri territori / Sillabe percorrono lande / visitate ora da nubi bianche / con i profili marcati di sogno / ora da nembi minacciosi, forieri / di lacrime e gocce di dolore / Muta colore e ritmo, forma / consistenza, la parola, vive / di una linfa che congiunge / evidenza dei fatti e palpito / interiore, aggancio quotidiano” (La parola).

Suggestiva è questa Lettera, che scaturisce dal profondo del cuore: “Ti scrivo sulla soglia di un’estate / che promette una nuova libertà / Da verdi prati avvezzi al senso / di distanza, ti scrivo, la fragilità / che lascia spazio ad altre fioriture / Forse non è trascorso invano / il nostro inverno, la solitudine / non è stata soltanto imposizione / essere a questo punto è motivo / inedito da capire e assaporare / A volto scoperto saranno nuovi / dialoghi e altre condivisioni, / un filo comune alla terra ci lega / Con rinnovata coscienza sarà amore / per la brezza sulla riva del mare / per il bosco variopinto d’autunno.”

Una stagione luminosa come l’estate ha una sua “fenomenologia” da indagare: “Il dominio assoluto della luce / e dei suoi giochi multiformi / la gioia di un campo di grano / e i sentieri infiniti che racchiude / l’esercizio di un potere che pone / il mondo intero tra le mani / di salpare da un porto l’ebbrezza / in cerca di territori inesplorati / D’altro canto, la sottile apprensione / nelle pieghe roventi di pomeriggi / la precarietà segreta di chi ricerca / personali spazi e lame di senso / Fenomenologia di un’estate” (Fenomenologia di una stagione).

Un fremito religioso scuote l’anima, assorta in una contemplazione estatica: “Nello spazio di un ottagono / cinto da un abbraccio di pietra / essere passo che s’arresta / e cedere a un arcano approdo / essere idea che per i contrafforti / svola e insegue invisibili volte / frontiere tutte da disegnare / essere uomo in ascolto di riposte / inquietudini che s’affacciano / tra l’ombra discreta delle cappelle /e il chiarore ineludibile della luce / anima essere a imbastire dialoghi / personali, senza intermediari /senza riti, il cielo unico ponte.” (Senza intermediari).

Anna Santarelli in questi testi ha il pregio di donarci versi sublimi, dalle immagini icastiche e in un linguaggio ermetico, a suggerire l’arcano.

Recensione
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