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Natura morta

Classe 1949, poeta e saggista, autore di versi di raffinata potenza stilistica e di inesausta tensione etica, Paolo Ruffilli firma una raccolta poetica di grande intensità spirituale: Natura morta. A partire dall’osservazione e dall’indagine dei gesti più normali, consueti, quotidiani, Ruffilli si interroga sul significato della nostra esistenza. Così i processi naturali assurgono a prefigurazione dei processi morali. Da qui si apre una riflessione sul mistero che ci avvolge, come recita l’eloquente epigrafe a una delle sezioni nelle quali è suddiviso il libro, quasi un invito al lettore in ascolto: “ Consèrvati ancorato al dubbio / e insisti a interrogarti sul mistero”. La scaturigine di questa apertura a un oltre, più intuito che descritto, può essere una sorta di vanitas vanitatum: “Terra che ingioa / tutto quanto: città nazioni impreri. / Terra stipata / di cadaveri / che ha divorato”. Seppure senza un approdo a una fede certa, c’è l’anelito a un significato che offra una prospettiva credibile ai bisogni più profondi dell’essere umano: “Sogna la ragione / una coerenza del reale”. Ci sono tutte le premesse dell’incontro cristiano.

Recensione
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