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In limine alla rosa
L’ultimo libro di Raffaele
Piazza, In Limine alla rosa, è il libro della sua maturità poetica, dove si può
cogliere un tessuto concettuale profondo a sostegno della parola metamorfica,
coniugata, come sempre, in infinite sfaccettature tra il lirico e il
descrittivo.
Il mondo evocato prevede un viaggio attraverso le forme della
bellezza che nella simbiosi amorosa trova la sua più alta espressione Il poeta
intesse un dialogo intenso e mai interrotto con un Tu femminile, capace e di
suscitare e di condividere questa esperienza di attraversamento. Ed è così che
si rende possibile la trasfigurazione dal reale all’ideale in un cammino che ha
qualcosa di mistico.
Il nucleo concettuale, di cui parlavo all’inizio, penso sia
proprio questo: l’esperienza umana in tutta la sua ricchezza è il gradino per
contemplare il cielo, per esprimere il desiderio di luce che anima questa ultima
silloge del Piazza.
Il linguaggio liquido e trasparente è una spia di questa
esigenza profonda così come lo è il ritornare, nella parte finale della
raccolta, alle due figure topiche, Alessia e Mirta, già presenti in altre sue
opere, Le due donne sono figure tra il terreno e l’ideale, compagne anche esse
di questa capacità di sconfinare in mondi altri, dove perfino la morte, come nel
caso di Mirta, viene riassorbita dalle molteplici forme della vita.
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Recensione |
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