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Il canto stonato della sirena
Racconti di una città stonata
Il lavoro, Il canto stonato della sirena –
ultimo nel tempo – di
Monica Florio ci ha
sorpreso.
Conoscendo
l'autrice, giornalista,
collaboratrice di
quotidiani e
periodici, già
cimentatasi in
racconti e romanzi,
personalità
anticonformista,
immaginavamo che
la sua verve polemica
si riversasse nei
racconti (26) ed è
noto quanto la critica
sociale riferita
all'attualità
difficilmente vada
d'accordo con la
buona letteratura.
Niente di tutto ciò.
L'autrice si dimostra
narratrice attenta,
inventiva e abile
nell'ideazione e nello
sviluppo delle sue
trame. La scena sulla
quale si muovono i
suoi personaggi
spesso anomali e
perdenti, è Napoli;
non la Napoli bene
ma quella degli
anonimi casermoni
dell'Arenella o di
Fuorigrotta o quella
delle strade strette ed
anonime che
percorriamo senza
mai vederle
veramente. Una
Napoli modesta,
umiliata, rassegnata,
sulla quale
piombato come una
nuova apocalisse il
dilagare dei rifiuti al
quale nessuna
autorità politica,
sociale o istituzionale
ha posto ripari.
Monica Florio
padroneggia con
disinvoltura la
brevità dei racconti
come l'articolata
ampiezza di vicende
più elaborate. Si
muove tra realismo e
un'ironia che si fa
talvolta amaro
sarcasmo. Non si fa
prendere la mano e
la sua indignazione
nei confronti dei
propri simili, vinti
dagli uomini e dalla
vita, è ben
controllata. Dei 26
racconti, alcuni ci
sono piaciuti più di
altri ma nessuno
fuori posto. Alcuni
sono teneri ed
affettuosi, centrati
sulla solitudine e
sulle dinamiche dei
sentimenti, sempre
governati dal
raziocinio mai
indulgenti a
connotazioni
patetiche.
Il libro
ambisce a rimanere e
a non perdersi nel
mucchio di
pubblicazioni che
durano una sola
stagione.
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Recensione |
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