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Pietre
Le
pietre scagliate contro il potere possono essere i sampietrini delle rivolte del
1968, le pietre dell’Intifada, dei ragazzi palestinesi, contro i carri armati.
Possono anche essere metaforiche, ma non meno ruvide e pesanti. E’ il caso di
queste liriche di Giovanni Di Lena, pietre scagliate contro la politica furbetta
e infingarda dello stivale italico. “Ho paura / fatico a vivere / in questo
luogo ideale / che più mi respinge / e più m’incatena. // In questo luogo ideale
/ la storia si ripete: la fame / ci prostra alle lusinghe straniere / e alimenta
la morte civile. // E’ – forse – solo luogo dell’anima / quello non ghettizzato
dalla Politica?”.
Di Lena
scaglia le sue poesie di protesta e contempla varie situazioni italiane. Dalle
promesse deluse alla sua Lucania, al Sud in genere alle nuove schiavitù della
logistica, dove le persone lavorano monitorate dagli algoritmi. Non solo
politica nella plaquette ma anche momenti esistenziali privati. In comune
c’è l’ostinazione a non arrendersi, a rimanere con la schiena dritta e una
pietra nella mano, anche se solo fatta di carta. Ma da scagliare contro le
ingiustizie.
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Recensione |
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