Esposizione dell’Amore

Nei romanzi finora
scritti e pubblicati, Micheli, viareggino come l’omonimo e ingiustamente
dimenticato Silvio, partendo dalla Lucchesia ha spaziato in almeno tre
continenti e in tre o quattro secoli. Egli si sente felicemente a suo agio in
qualsiasi tempo e luogo del vasto mondo, attento a ogni esperienza culturale che
gli accende la fantasia, dalla musica di Puccini al surrealismo di Benjamin
Péret (fedele sodale del turbolento e dispotico Breton) passando attraverso la
lacrimevole odissea degli emigranti negli Stati Uniti di fine Ottocento e primo
Novecento e lo shintoismo del Giappone dal XVI al XX secolo.
La cosa straordinaria
è che egli non si contenta di darci una rappresentazione generica di quelle
epoche lontane e di quei luoghi spesso remoti, ma ne deriva gli aspetti più
particolari con una precisione che sarebbe rara anche in un testimone diretto.
Di fatto egli non si è mai mosso dalla città nativa e ha fatto tutto da sé per
documentarsi, non avendo che pochi amici del tutto sconosciuti.
Forse è proprio
questa innocenza che rende così evidenti e credibili le sue invenzioni, come
possono esserlo solo le fantasie d’un poeta.
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