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Il mare delle nuvole

E forse un sogno apre il giorno. / (….) che l’alba, gravida d’estate, / ad occhi chiusi saluta. (p.26 "Un sogno apre il giorno") Sbianca tra i polpacci / più vasta dell’arsura / una maternità di noia. (p.163 "Biografia d’estate")

Ho qui sopra citato alcuni versi della prima e dell’ultima poesia della raccolta che presentiamo stasera e che s’apre con l’attesa della calda stagione , chiudendo con un finale di noia soffocante dentro un’estate al suo afoso culmine…. In quest’arco poetico-temporale s’alzano le nove colonne / sezioni che danno colore e tensione all’architettura dell’ultimo lavoro di Paolo Carlucci Il mare delle nuvole, un libro importante, costruito con vivace creatività ed un rigore stilistico sposato ad ardite contaminazioni : il tutto abilmente miscelato e condito con la solida preparazione culturale dell’autore che sa rendere credibili anche certi eterodossi affondi nella modernità più contemporanea.

Il mare delle nuvole giunge a noi dopo due libri che abbiamo personalmente apprezzato e la cui presentazione a Firenze è stata curata da Pianeta Poesia : Strade di versi e Dicono i tuoi pettini di luce (con gli ispirati Canti di Tuscia dalla sottoscritta particolarmente amati, tanto da farne oggetto di un viaggio simpaticamente esplorativo dei luoghi citati nel libro)

Paolo Carlucci è il nostro poeta, personaggio che impareremo a meglio conoscere durante questa presentazione, ma che già con le sue pubblicazioni, i suoi interventi critici e il suo impegno culturale mostra sempre più netta la personale consistenza letteraria e poetica.

Nel primo libro Dicono i tuoi pettini di luce il prefatore Emerico Giachery dichiara Carlucci poeta della Tuscia ma tutt’altro che provinciale (…) invece (…) spirito largamente europeo, un coltissimo instancabile lettore di letterature straniere(…) Tenace nella sua ricerca (…) di concisione e misura (p.9).

Dalla Tuscia evocata nel libro d’esordio, poi, Carlucci porta noi lettori alla Roma del suo secondo libro, Strade di versi prefazionato dal bel saggio di Eugenio Ragni che ne sottolinea la ricchezza di motivazioni etiche, l’abilità dei giochi semantici, le allusioni culturali, le varietà dei livelli lessicali, il solido impatto delle metafore senza dimenticare, aggiungo io, l’arma affilata dell’ironia e del ping-pong magistralmente giocato tra classicismo e contemporaneità.

Per capire meglio il processo elaborativo operato costantemente da Paolo nei confronti della parola poetica, bastano pochi cenni di lettura : alcuni versi dell’ultima poesia del primo libro e dell’ultima del secondo, dove Carlucci vede Pascoli scontrarsi e confrontarsi con le più popolari trasmissioni televisive… :

Tarquinia oggi m’illude, / orrida bellezza del tempo/che elettrico in corsa / del cemento pubblicitario: /E di l Tuscia, il paesaggio scalzo / ingombra, rompendo la terra del cielo. (p.131 Canti a Tarquinia da Dicono i tuoi pettini di luce)

Ho acceso il televisore. / l’atomo opaco del Male / sintonizzato sul nido moderno / .(…) Oh cavallina, cavallina storna che sempre / porti coloro che prima o poi ritornano….. (p.148 L’altro Pascoli da Strade di versi).

Ho voluto sottolineare questi pur esigui elementi e frammenti poetici per far meglio comprendere il percorso che ha portato Paolo Carlucci a gettare le sue reti in mare, quello metaforico, nuovo di stampa de…Il mare delle nuvole, dentro cui, come afferma Giachery (nel bel saggio di presentazione del libro a Roma presso il Centro Culturale Aleph il 29 maggio 2015) troveremo una lingua trasmutabile e aperta (…) una libertà di costruzione (…) neoformazioni (…) contrapposizioni (…) raccoglimenti contemplativi (…) e un sacro come referente di metafore….

Troveremo insomma un linguaggio in continua fluttuazione, o, come afferma il suo mentore Plinio Perilli nella dotta prefazione al libro, un profluvio di metafore (…) tra stucchi barocchi e dentro una poesia riformattata e neoclassica, quella di un autore da lui definito modernista oraziano che cerca sempre la poesia come il rabdomante l’acqua (…) con la bacchetta sensibile, rivelatrice del linguaggio che inanella seduzioni visionarie e insieme s’innamora della sua stessa perdizione sillabica, risillabandola….

Davide Rondoni ha più volte affermato che la poesia rinomina, soprannominandola, la realtà e così facendo la riscopre, la svela, incontrandola come se fosse la prima volta…

Così fa Paolo quando capovolge il mare soprannominando ciò che osserva in cielo (da cui il titolo del libro Il mare delle nuvole) o quando lo fa diventare disteso albero di luce nella poesia finale Biografia d’estate… . Emblematici a tale proposito gli ultimi versi d’una composizione che è anche una confessione di poetica, in cui l’autore, affondando la parola nell’emozionante incontro con la realtà, la svela e la conosce come se fosse nuova, nel contempo riconoscendosi vivo dentro il medesimo vitale fluire… Scrive infatti Paolo :

Poesia è per me coltello / che ama la grazia / di sangue della vita (L’officina dei miei versi p.33)

Sangue e vita sono gli ingredienti della poesia e tra sangue e vita ci può star bene anche il sudore, se è vero, come afferma Carlucci, che Poesia è sudare: / un perdersi nell’azzurro / l’odore della vita (p.73).

Così, tra sudore ed estasi, tra passi di terra e smarrimenti onirici, tra rigore classico ed espressive costruzioni lessicali, tra tuffi nel linguaggio comune o nella lingua inglese (scialla la vita…cancan della pioggia, comunismo di labbra… pupille rock… ciak di bellezza…) ed efficaci irruzioni nel gergo di Internet (Kome… luna in chat… tablet dell’alba… on line… Facebook… taggato… sky..) Carlucci detta alle nuvole un mare di poesia dentro cui è bello immergersi e volentieri sostare.

Concludo parafrasando alcuni versi di Marina Cvetaeva, con un auspicio: se la poesia di Paolo, come quella dei veri poeti, da lontano prende la parola, lontano e più lontano la conduca…poiché il cammino delle comete / è il cammino dei poeti.

Recensione
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