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Pietre
Caro
Giovanni,
gli
anni si vedono. E ha ragione, almeno in tutta la prima parte, Pino Suriano.
Anche a Pavese capitò, ma per ragioni, se vogliamo, meno alte, di scrivere una
poesia che si intitola “E’ invecchiato l’amico”. A lui era capitata una cocente
delusione d’amore, a cui si era accompagnato il confino in Calabria.
Complessivamente, però, con la vecchiaia si migliora, anche in poesia, perché si
tende ad andare verso la prosa, o, comunque, verso una quieta “comprensione”
della vita.
Si smorzano i toni e i furori rivoluzionari. Ma la cosa, per te, non
importa, perché tu la rivoluzionete la porti dentro, nel senso che, dentro, ti
porti, profondo, un sentimento di giustizia, che ti viene da lontano, a te
trasmesso da tuo padre, da tua madre, respirato nella casa e nei vicoli di
Pisticci. Perciò non sei cambiato nel profondo. Sai che gli anni non ti bastano
più per vedere un mondo nuovo. E sembra che tu voglia lasciare il tuo amore di
giustizia in eredità a chi verrà dopo. Non è cambiato il ruolo che tu assegni
al poeta, motivo per il quale non posso non essere d’accordo con te, convinto
che, se tutti battessero il chiodo, i risultati si vedrebbero. Però bisogna
rinunziare al premio e alla corona. E tu rinunzi;gli altri, no.
Ma
che dire degli esiti poetici? Premesso che, anche quando non si è poeti, se c’è
qualcosa da dire, la poesia prima o poi viene fuori, perché viene fuori
l’umanità, nel tuo caso non trovo testo in cui non ci sia un improvviso lampo
che ti fa sobbalzare.
Non ti levi sul podio quando ti rammarichi delle guerre,
quando vedi la nostra terra, ricca di acqua, inquinata dal petrolio, o sai
dell’operaio ucciso dal nastro trasportatore; ma ti insinui lentamente e
profondamente, anche quando dici cose terribili (“Le donne di Aleppo, anche
oggi, / partoriscono altri morti”). Come è ovvio, ogni tanto Giovanni di ieri ha
la sua impennata, ma ha anche la sua felice battuta ironica o autoironica. Poi
si acquieta, ricordando suo padre, cui affida il compito di spiegare chi lui è,
e perché è fatto così. E il padre dice: ”Io t’ ho fatto poeta”.
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Recensione |
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