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Abbiamo già avuto modo di leggere e di gustare la poesia di
Giovanni Tavčar, tra gli autori contemporanei più interessanti e prolifici.
Ora ci si presenta una nuova opportunità per entrare più a fondo nell'intimità creativa
che lo contraddistingue, e lo facciamo con molto entusiasmo ed interesse.
Vuoi perché il suo verso è estremamente pulito ed efficace. Vuoi per il fatto
che Giovanni Tavčar sa mettere in moto elementi e stati d'animo che lasciano il segno e che, in pratica, danno lo
spunto per andare oltre l'immagine che ci viene offerta. E' davvero singolare il
suo impatto con i perché della vita, con il suono del silenzio, con la forza
rompente del fuoco (una sua ricorrente, come ha ben evidenziato nella premessa
Leila Corsi), con il cangiante paesaggio dell'anima, con il gioco sottile e uno del
cuore, con i profumi esuberanti della natura con il desiderio di luce intensa...
Con versi brevi ed essenziali, riesce pertanto a mettere in movimento rigeneranti abbandoni e smarrimenti; e
ciò a tutto beneficio
di un vibrare costante di note in crescendo e di subitanei ripiegamenti su se stesso.
Non è un caso, del resto, che affermi: "La parola | è un'eco | dall'infinito", e quindi aggiunga che ad
uccidere il tempo sono soprattutto "l'ozio e la noia'
Giovanni Tavčar dimostra, anche con questa nuova raccolta di poesie, di
vivere a fondo la poesia e di aver trovato nella poesia un tramite non indifferente per superare
l'impasse che assai spesso condiziona il nostro vivere attuale. Già in apertura
del libro, infatti, ha fatto presente che "un desiderio di altra luce | mi
consuma | con inesausta energia"; come a dire che dalla poesia trova
quell'energia vorace che lo spinge in direzione della luce dell'anima, alla
conquista di uno spazio meno effimero, ad appropriarsi di "un odore, | un
ricordo, uno sguardo, | una carezza". Sì, perché "esiste | solo ciò che è
passato | attraverso | la nostra esperienza". "Lo stile è arrivante,
comunicativo, coinvolgente e il sapiente uso dell'enjambement unito ad altri
accorgimenti figurativi e alla brevità dei versi offre un sapore di certa
impostazione moderna ai contenuti di marcata intonazione spirituale", aveva
scritto Nazario Pardini nella premessa a Oltre le nebbie del quotidiano (Ed.
Il Portone/Letteraria. 2002). Ed un tanto si rinnova e si sostanzia
ulteriormente in Dove il cielo audace s'inarca a riprova di quanto Giovanni
Tavčar sappia agire in profondità articolando i suoi versi in maniera unitaria e
soppesando a fondo parole, immagini, suoni, colori, ritmi, incontri e scontri
sul filo di un marcato lirismo esistenziale.
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Recensione |
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