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Prefazione a
La soffitta dei pipistrelli dormienti
di Elisa Sala Borin
la
Scheda del
libro
Fulvio Castellani
“Ero e sono curiosa”, ammette Elisa Sala Borin e da tale curiosità sono nati e
nascono i racconti che lei, con singolare efficacia espressiva, ci offre
alternando momenti di vita vissuta, o comunque nati da un’attenta disamina della
realtà, ad altre accelerazioni fantastiche in cui veste l’abito di una Musa che
viene da lontano e che sale e scende le scale che vanno dalla Terra a un
universo altro.
Ed è un piacere seguire i suoi tragitti creativi che danno spazio costante a un
io a dir poco prensile e solare seppur velato da una malinconia che, agitando il
fanciullo che è in lei, ci conduce ad ammirare un concerto di note e di
situazioni a dir poco coinvolgenti e rese con una scrittura colta e semplice ad
un tempo.
“La soffitta”, in cui sono nascosti i suoi messaggi e le sue tante letture, i
suoi magici schizzi dalle colorazioni forti e le sue attese, non sempre arrivate
a buon fine, è una ricca sequenza di racconti dai temi diversi e dalle immagini
nitide, calde e suadenti.
Si possono incontrare le voci di un cane gioioso, la cascatella dei gerani
parigini, lo stupore del sole, il trionfo delle stagioni in campagna... e,
naturalmente, le figure, scolpite con tocchi da artista, di Annina, Delfina,
Margareta, Anyuta, Anna...
Dal reale all’irreale e all’insolito il passo risulta breve e sicuro al punto
che Elisa Sala Borin ci costringe quasi (bonariamente, s’intende) a non alzare
gli occhi dalle pagine e non lasciare che la mente scivoli in altre direzioni se
non alla ricerca di un approdo che lasci in chi legge un soffio di felicità e di
traboccante profumo di intimità, di condivisione, di desiderio di incontrare
altri momenti, altri rumori legati a un sogno-realtà come nel racconto,
bellissimo, “Florian del Colle Vecchio”.
C’è, dunque, una indiscussa padronanza della tecnica narrativa e un continuo
spaziare tra i segni del tempo, i colori dell’amore per le cose semplici e per
gli animali, la natura, il dialogo con gli altri, il ricordo che si riprende
parte della contemporaneità e del sogno, dell’irrealtà che si trasforma in
realtà... C’è il ruolo dell’amicizia a scandire anche i ritmi del narrare, il
piacere dello stupore (esemplare, al riguardo, il racconto “Il figlio
dell’avvocato”) gli enigmi del vivere che trovano una risposta inattesa (“I
gabbiani della Scania”), l’incognita di una nuova avventura (“Clementina va alla
guerra”)...
Un mosaico dalle tessere differenziate e intersecanti a ben vedere;
un mosaico che ci consegna Elisa Sala Borin in una veste di scrittrice a tutto
tondo e da saccheggiare per quella continua folata di stupore costruttivo che
lascia in ognuno di noi.
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Materiale |
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