Magico amore
Albero di Natale,
amico mio
fresco ricordo di
una nebbia
una fragranza di
resine e gli anfratti
di lucide mattine.
Ah se potessi
tornare a vedere così
con i miei occhi
ed il sapore e il mosto
non si fossero persi
e la mia sera
sapesse ancora
assopirsi in giochi
ed illusioni.
Allora
disperso nel mio
letto immenso
intiepidirmi di sogno
e tra di me
ma lievemente
dormire
Paesaggio imbiancato di neve
Come la boccia di
vetro
che girando coriandola di neve
così parole vestite di fiocchi
si adagiano sul mio silenzio.
Le voglio stendere
ognuna
sul lessico delle
sculture
le voglio girare ed alzare
ne voglio sentire
l'odore contro la
luce.
Perché non mi
prendano
di loro
perché sia io
a ghermirle
Figli
Partono.
Da poco via.
Già non rimane
disputa e lagnanza,
già la scarpa gettata
non ripropone stizza
ma la ripongo a
suo posto
e tenerezza.
Che mi partono
tutti dalla vita
e solo.
Candori di marzo
Cardellino
di primavera
sei ancora tu?
Che reciti la tua
ermetica poesia
imparata dai tuoi cardellini
e questa prima
farfalla
gialla che mi ruba
lo sguardo
e me lo adagia anche oggi
sulla primula nata?
Il vento con la sua
vita
ha spazzato le nubi
dal sapore di neve
ed al tuo canto
io bacio le labbra
del sole
come un innamorato,
o cardellino di
primavera.
Sospetto
Sento circondato da me stesso
con mille orecchie
tese nell'ascolto
senza sapere
se sono mie
Credito d'affetto
Potere spegnere la
luce
con tutti in casa.
Ricchezza calda sul
cuscino,
ci siamo tutti anche stasera,
nutriti ancora i
nostri cuccioli
cresciuti di primitivo cibo
sacro
e credito
d'affetto.
Colpevolmente
avaro.
Vago un ricordo
Sonni prenatali
luci viola mentre
eravamo là.
Il rosso ameno
carezzava il silenzio
e la placca della
realtà
ci confortava mollemente
senza l'impegno del
giorno
ed ancor prima di allora
vagando per l'universo
mi capitava di
parlarne con la Luna
e la nota assolata
vagheggiava sui
lupi.
E scivolando
mollemente tra i pianeti
la goduria
ancestrale
minacciava i nostri pensieri.
Chissà se e quando
saremmo mai nati.
Scatola cinese
Mi specchio
e vedo mia madre.
Poi mi volto e mia figlia mi guarda
e sono ancora io.
Assillo
Sono inseguito
dall'assillo di sapere
se
farò in tempo
a vivere.
Essenza
Nell'ermetismo
di ogni verso creato,
il travaglio di un rigo
è un estratto di carne.
Colibrì del mattino
Vedere ancora
Santiago
come un bambino lasciato piccolo
poi ritrovato ormai cresciuto
di un futuro che
non era il suo,
a uno scambio scattato, perso
il treno verso un'altra parte.
Un
misterioso fascino mi avvince
per questo luogo
mio ma d'altri
e non lo sanno
l'architettura
cilena
incredibile ricca
soggioga al suo
profumo
l'estetica del mio cuore.
Ho lasciato la
finestra
aperta
per ascoltare il
colibrì del mattino
e la mia vita
Santiago del Cile,
dicembre 1994
Paura di morire
La gente ride e anch'io
ma insistente ritorno della notte
paura di morire
sicuro di lasciare
parola non detta
e fiore nel bicchiere
angosciato di assenza
della nostra acqua
Amore avaro
Quelli che stanno bene non fanno
tenerezza
Auguriamoci auguri
Ho saputo che compi sessant'anni,
ma non ne avevi trenta?
Non facevamo
casino insieme?!
Come puoi
compiere
sessant'anni
senza darmi
largo preavviso?
Auguriamoci auguri
non c'è altro
da fare.
Amolore
Se avessi
nessuno
non potrei soffrire
Vocina zitta
Sento che tu sei
ancora qui
e che guardi
attraverso i miei
occhi
madre
Ramo di pino che
appare improvviso
dietro di te a conferma
che non e cambiato
it silenzio
Poi ci sarà forse
l'autunno ed anche
vou
bambini a vezzeggiare
zitti
una malinconia
Sguardo
La natura, o Signore
ha impressa la tua firma.
E il mondo è analfabeta
Dolore
Stanno morendo
tutti
i cani del mondo
ed i bambini
e quelle madri.
Stanno morendo
tutti
in giro
in questa notte.
Il cane triste
dall'occhio aperto
ci aspettava
composto e sonnolento
ma ucciso.
E tenero e triste
elefante sfiorava
di dorso
la sua proboscide mano
sulle sembianze
di un altro
elefante
atterrato
di pallida morte.
E le bambine
nascevano
ma per morire.
Nell'India di questa
lunga mattina.
Fuggo.
Nel cielo spostato
ma ricado.
Troppo minacciato
d'assenza
E se sapessi
Guardami
negli occhi.
Chi,
ti ha detto
di essere cane?
Cortesie
Un incubo è
l'assaggio dell'inferno
Demonio
Tu carpisci
vite innocenti
perché si involga Dio
Il sipario sul Paradiso
Questa sinfonia della vita
sempre così stonata
a volte invece apre
in effimera confidenza
il sipario del Paradiso.
Il profumo del mondo
Aria di mare che
voli sull'onda
le nari rigonfie
entusiaste di spuma
la sabbia fine di pepe assolato
mi inebriano al
profumo del mondo
e tùrbina il meglio vissuto
con volti di amici
ed esotici soli
Oggi quasi non
sembra
che il vivere sia
quel tappeto rullante
che ci porta via.
Nostalgia
I rami fermi al di
la della finestra
in questo crepuscolo invernale
ricordano quei rami
del collegio di Chelsea
che fissavo adolescente
dalla stanza in
alto di Pasini.
Senza accendere la luce
nel fumo azzurro
delle sigarette
la brace palpitava
vitale e si ascoltava, alla radio
il notturno dall'Italia come gli emigrati
e ragionando
d'amore e delle estati
facevamo notte.
Pasini dov'è ora la
tua Maracaibo?
Nessuna ulteriore amicizia fu possibile
al di fuori di
quella cornice e di quel tempo.
Dopo trent'anni forse io ho intuito
la tua storia
d'infanzia ripiegata
ma che senso può avere questo ora.
Il pensarmi fantasma
come sei tu oggi per me
contrasta ribelle
con la mia opinione
di esistere
Pugilatore
Fuori da ogni
schema organizzato
ti lasci nella notte dentro il letto
in una libera
uscita
e in fondo speri in
un riparo prenatale
che ti conforti dal terrore
antico di morire
di freddo.
Ma invece
alla mattina ti
ritrovi
nel letto disfatto
e ti rialzi
come a una ripresa
in più
pugilatore.
Pirati
La grande nave il
Mondo
incrociando l'Universo delle ere
fende della sua prora
le onde del nulla,
anche ora.
E noi saliamo
eredi ingrati
a bordo del
vascello
rabbiosi dei nostri
poteri
legiferando del bene e del male
fra cent'anni comunque
tutti astiosamente finiti
La nave
nelle mani di altri
pirati
Che bello il sole
Che bello il sole.
Alfiere di Dio
dispensa la vita
alle case ed alle cose.
Perché non ci dolgano gli occhi
furtivi
occhieggiarlo
come amanti segreti
lasciando che ci accarezzi sensuale.
Che bello il sole
si ripresenta ogni
giorno
sfrontato
come un magnifico
padrone del mondo
E ne ho visto il futuro
Torno a Santiago
dieci anni dopo.
Finalmente eccomi
lì.
Quante voci prima
sarai deluso
non si torna
al passato
sarà tutto cambiato
ma tutto,
incredibilmente
è lì.
La zitta Aconcagua
di Disney
è lì
poi i colori
bruciati
e la molle
sensuale vallata.
Il profumo
dell'erbe americane
incredibilmente presente
come labbra di donna.
Me lo ero scordato.
Gli amici come in un
flash
eccoli alle transenne
li vedo ridono
hanno dieci anni in
più.
Io tendo il collo per
sembrare più giovane
sorrido saluto
e mi sento di
cartone.
Cadiamo tutti nella
città
rotoliamo nelle
macchine
vomitiamo parole
qualsiasi
the non possono
essere per dieci anni.
Con pudore
copriamo il tempo
e gioiosi
squittiamo.
Bambini di allora
mi guardano virili
al club dj jazz:
non mi hanno mai
visto.
Io raccolgo
uno spazio obsoleto
coi ragazzi vecchi
della Retaguardia.
Qualcuno,
forse,
ricorda.
Che immensa
malinconia
sento oggi
per il mio passato.
Bartolomè de las
Casas: assente.
La nostra casa col giardinetto
dietro
con Flor che porta
il latte ai bambini
e il gatto al sole
assenti!
Al suo posto,
un condominio.
Eppure il cielo
e così bello
e il sole sempre
lui.
Cari gli amici
solari
dei pranzi infiniti
tra i rami
ed i fiori ed il
vino.
Credevo viaggiare
in quel mio passato,
ho riaperto gli
occhi
nel mio Cile
e ne
ho visto il futuro.
Milano, 1 maggio
1993
Per Alfredo Espinoza
Il tuo genio ha
scavato
al mio fianco
e per due anni
il tuo blues
tesseva amicizie
e fiori.
Poi siamo tutti
partiti.
Ora sei incastonato
come una pietra
nel palmo della
malinconia.
Ciò che vali
sta scritto per
sempre,
ma nascosto nei
porti di Parigi
e fra le balaustre
di New Orleans.
Le tue note volano
nei vicoli di
Buenos Aires
e ricamano il
deserto di Atacama
come fiori assolati
a Antofagasta.
Alfredo! Flaco!
Fatimo!
Amico mio! Come è
tutto così chiaro
e definitivo.
...e che il tuo canto
attraversi il mare
e
torni
a entrar per quella
porta
dove tu uscisti
quel giorno triste
Santiaghino.
...y que tu canto
atraviese el mar
y vuelva
a entrar por esa
puerta
en que saliste
en ese dia triste
Santiaguino.
Italia, 1985
Splendide nubi di Magellano
Abitavo solo
verso il deserto di
Atacama
e nella secca sera
accendevo
l'autogeno e bollivo
tarros ed atriplex.
Alla finestra
nessun vetro ed oltre
forse il puma
e la doppietta
nella branda
ebbro annusavo
anche le stelle
tra le nubi di Magellano
ed una croce
del
Sud.
Increduli sorrisi
mi sortivo
quando pensavo
all'amico milanese
che mi vedesse
gaucho e cherokee
gaudente nel
terreno introgolato
e fuori
da grigie provincie
e conformismi.
Ma poi mi ritrovai
nella mia via
La splendida vita
Mi ascolto.
Dopo l'amore mi
ascolto.
Per sentire i
muschi bagnati
e le lacrime dei
crisantemi.
Per vedere quei bei
visi amici
risplendere nel silenzio.
Dopo l'amore le
perle
riflettono meglio
la caducità della
nostra radice
e la ragione,
stanca
latita di ogni sua
qualità.
I poveri
consumano in
amicizia vini e castagne
e le gazze gracchiano
sulla filosofia del
non rubare.
Poi, dopo l'amore rigonfio di carne
sboccia ancora una
volta la splendida vita.
Introspezioni
Battere dei nostri
cuori mi dai malinconia.
Perché non essere creati
come le piante di
linfa soffusa...
Invece questo pendolo astrale
ci confida
sinistro e
surreale,
del secondo che
scade,
dall'istante che
vale.
Incestuoso concerto
della vita
che dentro a noi si muove
e ci accompagna
or primo or tardo
amico sempre
frapposto tra un ultimo respiro
ed un vagito.
Qui
Affacciarsi dagli occhi
come se fossimo
qui.
Cupo gioco di prestigio
Dove sono nascosti
i visi dei miei
bambini?
Non mi appaiono più
da quella porta
della stanzetta coi giochi,
il loro viso è
cresciuto in adulto
ed amato di giorno
in giorno.
Ma loro?
Se non andare
Lascivamente
gettare la spugna
tentazione del mattino di inverno
le ossa stanche di
una mente fiaccata
tornare nel letto a dormire,
perché dovere
andare
anche oggi
a fingere di essere
uomo.
Forme
Sotto la scoza del limone,
cè il cuore di un bambino,
la ruga e la corteccia
rivestono un ricordo scordato
Dell'essere vivi
Tra lamiere implose
dispersa una vita
the le madri ed
Iddio
rimboccarono
per tutti quegli
anni
una ambulanza che
trema
delle comparse che
guardano
palpandosi coscia
grassi
dell'essere vivi
Legna finita
Non c'è più niente
da bruciare.
Resta
un poco di fumo
e tu dubiti ancora
di un entusiasmo,
di un fiore.
No. Non lasciare
che delle genziane
ritornino invano
non guardarla la notte
non chiudere il
nostro progetto.
Tu non devi
concorrere
a .sfasci
a fiori appassiti
a classi che non si
riuniscono.
L'ora che cade
risorge più forte
se senti
se vuoi
Natale
A fatica mi scosto
da rumori blasfemi,
eppur ricado
nell'imbarazzo pagano
delle trippe troppo sazie
e dei denari gettati
mentre di là si
muore
anche di fame.
Tutto combutta
contro
un Natale Cristiano:
una chiesa corrotta,
una cena più tardi,
una messa più presto.
Cosi
tra queste loci
suona
lontano un campanile.
E Lui!
Piango allora
nascosto dall'abete
una triste lacrima
di gioia,
all'altrui canto di
Venite Adoremus.
Perdonami,
o Signore.
Spiaggia violata
Papudo
quando esistevi
c'era tutto
il nulla
che manca ora
|
MÁGICO AMOR
Árbol de Navidad, amigo mío
fresco recuerdo de una niebla
una fragancia de resina y recovecos
de mañanas deslizadas.
Ah si pudiera de nuevo ver así
con ojos míos
y el sabor y el mosto
no se hubiesen perdido
y mi tarde supiera todavía
adormecerse en juegos e ilusiones.
Entonces
disperso en mi lecho inmenso
entibiarme de sueño
y dentro de mí
pero levemente
dormir
PAISAJE BLANQUEADO DE NIEVE
Como la esfera de vidrio
que rodando chayas de nieve
así las palabras vestidas de copos
se posan sobre mi silencio.
Las quiero extender
cada una
sobre el lenguaje de las esculturas
las quiero girar y alzar
quiero sentir su olor
contra la luz.
Para que no me sujeten
de ellas
más bien sea yo
quien las atrape
HIJOS
Parten.
Se han ido.
Ya no permanece
la disputa y la queja
ya la zapatilla botada
no provoca rabia
y la devuelvo a su lugar.
Ternura.
Se me van todos de la vida.
y solo.
CANDORES DE MARZO
Jilguero de primavera
¿eres todavía tú?
¿Que recitas tu hermética poesía
aprendida de tus jilgueritos
y esta primera mariposa
amarilla que me roba la mirada
y me la recuesta incluso hoy
sobre la prímula nacida?
El viento con su vida
ha barrido las nubes sabor de nieve
y a tu canto
yo beso los labios del sol
como un enamorado,
oh jilguero de primavera.
SOSPECHA
Estoy rodeado de mí mismo
con mil orejas atentas a escuchar
sin saber
si son mías
DEUDA DE CARIÑO
Poder apagar la luz
y todos en casa.
Tibia riqueza sobre la almohada,
aún estamos todos esta noche,
nutridos nuestros cachorros crecidos
de alimento primitivo
sagrado
y deuda de cariño.
Culpablemente avaro.
VAGO RECUERDO
Sueños prenatales
luces violeta
estábamos allá.
Un rojo amable acariciaba el silencio
Y la cáscara de la realidad
nos consolaba blandamente
sin las obligaciones del día
y aún antes
vagando por el universo
solía a veces hablarlo con la luna
y la nota asoleada
deliraba entre lobos.
Y resbalando dulce entre planetas
El placer ancestral
distraía los pensamientos.
Quién sabe
si nunca hemos nacido.
MUÑECA RUSA
Me miro en el espejo
y veo a mi madre.
Me doy vuelta y mi hija me mira
y sigo siendo yo.
ANGUSTIA
Me persigue
la angustia de saber
si
estaré a tiempo
de vivir.
ESENCIA
En el hermetismo
de cada verso creado,
el afán de un reglón
es un extracto
de carne.
COLIBRÍ DE LA MAÑANA
Ver de nuevo a Santiago
como un niño dejado pequeño
después reencontrado ya crecido
de un futuro no suyo,
a un cambio empujado, perdido
el tren yendo hacia otra parte.
Un misterioso encanto me cautiva
por este lugar que es mío pero de otros
y no lo saben.
La arquitectura chilena
increíblemente variada
somete a su perfume
le estética de mi corazón.
He dejado la ventana
abierta
para escuchar al colibrí de la mañana
y a mi vida
Santiago de Chile, diciembre 1994
MIEDO DE MORIR
La gente ríe y también yo
pero insistente vuelve en la noche
miedo de morir
seguro de dejar
palabra no dicha
y flor en el vaso
angustiada por la ausencia
de nuestra agua.
AMOR AVARO
Quienes están bien no inspiran
ternura
FELICITÉMONOS
He sabido que cumples sesenta, pero
¿no tenías treinta?
¡¿Acaso no nos íbamos juntos
de parranda?!
¿Cómo puedes
cumplir sesenta
sin haberme avisado antes?
Deseémonos lo mejor,
no nos queda
Otra.
AMOLORE
Si a nadie
tuviera
podría soportarlo
VOCECITA CALLADA
Siento que tú estás aún aquí
y que me miras
a tráves de mis ojos
madre
Ramo de pino que aparece de pronto
detrás de tí reafirma
que no ha cambiado
el silencio
Después vendrá quizás
el otoño
y también ustedes niños
a acariciar callados
una melancolía
MIRADA
La Naturaleza, oh Señor
tiene grabada tu firma.
Y el mundo es
analfabeto
DOLOR
Están muriendo todos
los perros del mundo
y los niños
y aquellas madres.
Está muriendo todo
en esta noche.
El perro triste del ojo abierto
nos esperaba compuesto y soñoliento
pero muerto.
Y tierno y triste
un elefante acariciaba de lado
su trompa mano
sobre las facciones
de otro elefante
postrado
de pálida muerte.
Y los niños nacían.
Para morir.
En la India de esta larga mañana.
Huyo.
En un cielo deslizado
y vuelvo a caer.
Amenazado de ausencia.
SI SUPIERA
Mírame
a los ojos.
¿Quien
te dijo
sé un perro?
CORTESÍAS
Las pesadillas son
degustaciones
del infierno
DEMONIO
Tú arrebatas
vidas inocentes.
Para culpar a Dios
EL TELÓN DEL PARAÍSO
Esta sinfonía de la vida
siempre desafinando,
a veces, sin embargo, abre
en efímera confidencia
el telón del Paraíso.
EL PERFUME DEL MUNDO
Aire de mar que va sobre olas
narices abiertas entusiastas de espuma
la arena fina de pimienta asoleada
me embriagan el perfume del mundo
y revuelve lo mejor ya vivido
con caras de amigos y exóticos soles.
Hoy no parece
que vivir sea la escala mecánica
que te lleva de aquí.
NOSTALGIA
Las ramas quietas más allá de la ventana
en este crepúsculo invernal
recuerdan esas ramas del colegio de Chelsea
que clavaba adolescente
del cuarto de arriba, de Pasini.
Sin encender la luz
en el humo azul de los cigarros
la brasa palpitaba vital
y se escuchaba en la radio
el “Nocturno desde Italia”
como un emigrado
y conversando de amores de verano
pasábamos la noche.
Pasini, ¿dónde está tu Maracaibo?
Ninguna ulterior amistad nos fue posible
fuera de aquel marco y de aquel tiempo.
Después de treinta años quizás yo he intuido
tu historia de infancia retirada
pero qué sentido puede tener esto ahora.
El pensarme fantasma
como eres tú
hoy para mí
contrasta rebelde
con mi opinión de existir
BOXEADOR
Lejos de todo esquema
de noche te metes en la cama
en una salida libre
y en el fondo te proteges
en un rincón prenatal
que te defiende del viejo terror
de morir de frío.
Pero en la mañana te encuentras
con cama deshecha y te levantas
como a otro asalto más
el boxeador.
PIRATAS
La gran nave Mundo
cruzando el Universo de las eras
surca con su proa
las olas de la nada,
hasta ahora.
Y nosotros subimos
herederos ingratos
a bordo del navío
rabiosos por nuestras haciendas
dictaminando sobre el bien y el mal
dentro de cien años de todos modos
todos rencorosamente acabados.
La nave
en manos de otros
piratas
QUÉ BELLO EL SOL
Qué bello el sol
Alférez de Dios
da la vida a las casas y a las cosas.
Para que no nos duelan los ojos
furtivos lo vemos despuntar
como amantes secretos
dejando que sensual nos acaricie.
Qué bello el sol
se vuelve a presentar cada día
insolente
como un magnífico dueño del mundo
Y VI SU FUTURO
Vuelvo a Santiago
diez años después.
Finalmente estoy aquí.
Cuántas
voces antes
desilusiones
no se vuelve al pasado
estará muy cambiado...
sin embargo está todo
increíble
allí.
El silencioso Aconagua de Disney
está allí
luego los colores encendidos
y la blanda
y sensual cuenca.
El perfume
de la hierbas americanas
allí
como labios de novia.
Se me había olvidado.
Los amigos como un flash
allí en las barreras
los veo reír
tienen diez años más.
Estiro el cuello
pareciendo joven,
sonrío y saludo
fingiendo un rol que ya se ha
ido.
Descendemos todos a la ciudad
rodamos en los autos
vomitamos palabras
cualesquiera
que no pueden contener mis diez
años.
Con pudor
cubrimos el tiempo
y alegres parloteamos.
Niños de entonces
me miran ya mayores
en el club del jazz:
nunca me han visto.
Recojo
un espacio obsoleto
con los viejos muchachos
de la Retaguardia.
Alguno
quizás,
recuerda.
Qué inmensa melancolía
siento hoy
por nuestro pasado.
Bartolomé de las casas: ausente.
Nuestra casa con el jardincito
atrás
con Flor que lleva
la leche a los niños
y el gato al sol
¡ausentes!
En su lugar
un condominio.
Sin embargo el cielo
es tan bello
y el sol
siempre él.
Queridos los amigos solares
los almuerzos infinitos
entre las ramas
y las flores y el vino.
Creía viajar
en ese mi pasado,
he vuelto a abrir los ojos
en mi Chile
y vi
su futuro
Milán, 1 de mayo 1993
PARA
ALFREDO ESPINOZA
Tu genio ha calado
en mi costado
y por dos años
tu blues
tejía amistad y flores.
Luego todos partimos.
Ahora estás engarzado
como una piedra
en la palma de la melancolía.
Lo que vales
está escrito para siempre,
pero escondido en los puertos de
parís
y en las balaustradas de New
Orleans.
Tus notas vuelan
en los pasajes de Buenos Aires
y bordan el desiento de Atacama
como flores asoleadas
en Antofagasta.
¡Alfredo! ¡Flaco! ¡Fátimo!
¡Amigo mío! Todo es tan claro
y definitivo
...y que tu canto
atraviese el mar
y vuelva
a entrar por esa puerta
en que saliste
en ese día triste
Santiaguino
…e che il tuo canto
attraversi
il mare
e torni
a entrare per quella porta
dove tu uscisti
quel giorno triste
Santiaghino.
Italia, 1985
ESPLÉNDIDAS NUBES DE MAGALLANES
Vivía solo
en el desierto de Atacama
y en la tarde seca
encendía el fogón y hervía
latas y verduras.
En la ventana ningun vidrio y más
allá
quizás el puma
y con la escopeta en el catre
ebrio olfateaba las estrellas
entre nubes de Magallanes
y una cruz
del Sur.
Me salían incrédulas sonrisas
cuando pensaba en el amigo
milanés
viéndome gaucho y cherokee
sumergido y contento en el lugar
fuera
de provincias grises y
conformismos.
Luego volví a encontrarme en mi
camino
MARAVILLOSA VIDA
Me escucho,
después del amor me escucho.
Para sentir los musgos mojados
y las lágrimas de los
crisantemos.
Para ver los rostros amigos
resplandecer en el silencio.
Después del amor las perlas
reflejan mejor
la brevedad de nuestra raíz
y la razón, cansada
prófuga de toda su cualidad.
Los pobres
comparten en amistad vino y
castañas
y las urracas graznan
sobre la filosofía de no robar.
Luego, después del amor pleno de
carne
se asoma una vez más la
maravillosa vida.
INTROSPECCIONES
Latir de nuestro corazón me das
melancolía.
Por qué no ser creados
como las plantas de savia
difusa...
En cambio este péndulo astral
nos confía
siniestro y surreal,
el segundo que vence
el instante que vale.
Incestuoso concierto de la vida
que dentro de nosotros se mueve
y me acompaña
tarde o temprano amigo siempre
entre el último respiro
y el primer vagido.
AQUÍ
Asomarse por los ojos,
como si estuviésemos
aquí.
SOMBRÍO JUEGO DE PRESTIGIO
¿>
están escondidas
las caras de mis niños?
No aparecen más por esa puerta
de la salita con los juegos,
su rostro se transformó en adulto
y amado de día en día.
¿Pero ellos?
SI NO FUERA
Voluptuosamente tirar la
toalla
tentación de la mañana de
invierno
los huesos cansados de una mente
floja
volver a la cama a dormir,
por qué tener que ir
incluso hoy
fingiendo de ser hombre.
FORMAS
Bajo la corteza del limón,
está
el corazón de un niño, / oppure hay un corazón de niño
la arruga y la corteza
revisten un recuerdo olvidado
DEL ESTAR VIVOS
Entre láminas aplastadas
desaparecida una vida
que las madres y Dios
arroparon
por todos los años
una ambulancia que tiembla
figuras que miran
palpándose muslos
gordos
de estar vivos
TÉRMINO DE LA LEÑA
No hay nada más para quemar.
Queda
un poco de humo
y tú dudas todavía
de un entusiasmo,
de una flor.
No, no dejes
que las genencianas vuelvan en
vano
no mires la noche
no cierres nuestro proyecto.
Tú no debes
unirte al destrozo
a las flores marchitas
a las clases que no se reúnen.
La hora señalada
renace más fuerte
si sientes
si quieres
NAVIDAD
Me cuesta apartarme
de rumores blasfemos
sin embargo recaigo
en la vergüenza pagana
de las tripas demasiado llenas
y de los dineros botados
mientras allá se muere
también de hambre.
Todo conspira contra
una Navidad Cristiana:
una iglesia corrupta,
una cena muy tarde,
una misa muy rápida.
Así
tras estas luces suena
lejos un campanario.
¡Es Él!
Lloro entonces
escondido tras el pino
una triste lágrima de alegría,
ajeno al canto del
Venite Adoremus.
Perdóname,
oh Señor
PLAYA ULTRAJADA
Papudo
cuando tú estabas
había todo
la nada
que falta ahora
|