Giovanni Modugno
introduce la silloge Coraggio e debolezza di Giovanni Di Lena, richiamando il
mal di vivere di Montale, cui l'Autore oppone la sua forza. Le parole oggi sono
svuotate dell'intimo significato, perciò Egli, senza voli aulici, contrappone
la parola semplice e diretta, volendo contrastare le apparenze, e cercando di
recuperare la propria identità. Modugno richiama l'attenzione sulla
"disposizione grafica dei segni linguistici", sul lessico; ricorda che funzione
del poeta non è quella di dimostrare, ma di mostrare le cose, di scuotere le
coscienze. Il Nostro si oppone alla società fatta di antagonismi, di arrivisti,
prevaricatori, profittatori; società che disorienta i giovani lasciandoli soli.
Perfino il sesso viene omologato, si diventa come tante fotocopie.
La prima parte
comprende 21 componimenti; inizia con `Coraggio' in cui il Poeta esclama che
"Ognuno è solo / nel suo tratto di vita / e l'altro non è mai con te!". Mentre il
paesaggio intorno muta fisionomia, ci comportiamo come tante mummie ben
conservate, nelle nostre case; ma siamo sconfitti: precari a vita, illusi di un
benessere consumistico, la tuta da lavoro nelle grandi Fabbriche ci aveva illuso. Il Poeta
chiede "aiuto ai morti / per restare ancora vivor"; la felicità si presenta come
una scommessa; e noi siamo alla ricerca di una soluzione. La verità è evidente,
ma non la scorgiamo, annebbiati come siamo, eppure sta nello sguardo smarrito
di un disoccupato, in quello di un profugo, sta in un suicidio inspiegabile.
La seconda parte
comprende 22 poesie, la terza delle quali si intitola `Debolezza' in cui ammette
"il battito del mio cuore / è sempre più affannoso...". Già rivolto a sua madre
riconosce "Porta negli occhi / gli affanni della vita" (Massaia), come se la
vita dovesse essere segnata solo da sofferenze. Si aiuta cercando di vivere
con "sarcastica ironia", ma con coerenza; eppure si interroga sul futuro e
sentenzia: "Avara / stride la pace / nel regno della terra promessa.".
Giovanni Di Lena è
nativo di Pisticci (Matera) nel 1958, città che ha visto mutare il proprio
aspetto a favore delle industrie che avrebbero dovuto sollevare le sorti dei
suoi abitanti; come altre città, delusa, deve riprendere il coraggio di reagire.
Occorre recuperare il rapporto umano, ritrovare la dignità nel lavoro, nelle
fabbriche. In questo l'opera presenta un indirizzo pedagogico diretto alla presa
di coscienza, perché ci si rimbocchi le maniche, si prenda `coraggio' e non ci si
pianga addosso, si superi la `debolezza', facendo intravedere uno spiraglio di
speranza nel futuro.