| |
Dalla quarta di copertina di I colori dell’amore,
apprendiamo che il suo autore, Pasquale Montalto, è calabrese di Acri, classe
1954, svolge la sua attività di Psicologo e Psicoterapeuta presso Servizi
Sociali, promotore del Movimento di Poesia Esistenziale, ha pubblicato diverse
opere e meritato premi e riconoscimenti. La silloge è prefata da Carmine Chiodo,
il quale definisce il Nostro “poeta ulisside di nuova generazione”, e ne
definisce la poesia come semplice, “sostanziale e penetrante”, pensosa, senza
cadere nell’ermetismo.
La raccolta è impreziosita da quattordici disegni all’interno,
direi evanescenti, di Alice Pinto, la quale è coautrice del componimento
intitolato “Noi due”, come per ribadire un sodalizio fra lei e l’autore. I primi
componimenti, sono dedicati a persone; ed inoltre recano dei sottotitoli, come
per tracciare un itinerario. Nel primo, ‘Antropologia della vita’ due versi: “raccontami,
e del mio ritrovarmi, | attorno al calore di tanti amici.”, mi sembra che
contengano da soli, il nocciolo del pensiero del Poeta, cioè lo stare insieme
nel dialogo permette di riconoscerci. E quando ci si ritrova, vuol dire che
siamo in armonia; questo modo di raccontarsi costruisce la bellezza. L’Armonia e
la Bellezza tingono la vita di Amore; amicizia e amore sono un binomio
indissolubile. Tanto che a Ombretta [forse Ciapini, che ha collaborato ad altre
opere] dice che a dare amore sono gli amici, di cui alla nota (Luisa, Antonio,
Ornella, Pasquale, Pietro, Stefania, Battista, Maria, Domenico, Nelide,
Francesca, Donatella).
Egli si proclama appartenere agli “Ulissidi di nuova |
progenie, per creare bellezza”, con la certezza di offrire un amore cosmico,
di contenere fra le braccia l’intera umanità. Occorre che l’amicizia, e quindi
l’amore, si costruiscano insieme, come nel caso di ‘Noi due’; ‘noi due’ che
ritroviamo con riferimento alle sponde dell’Oceano [Indiano?] e del Mediterraneo
per sublimare il grande amore (il suo. Si vedano le parole fuse “inteperteconte”
o “inmeconteperte”).
I colori dell’amore, per esprimermi calcando il titolo, sono
anche i colori dell’amicizia, delle albe e dei tramonti tante volte vissuti del
suo paesaggio calabrese, delle coste “bagnate e assetate d’amore”, dei
monti, del profumo, della luna; tutto, della sua terra, esprime un’anima;
perfino il tralcio di vite gli ricorda l’intreccio segreto di “una tenera e
antica storia d’amore”, custodito fra le tante carte dei ricordi, mentre i
suoi passi “come movimento di girasole, | percorrono i sentieri d’allegria”.
Pasquale Montalto si libra in un canto libero, vive questo
‘sogno d’amore’ riversandolo per intero sulla sua ‘donna dei sogni’, sentendone
spirito e corpo. Tutto affidando alla poesia, senza infingimenti, fra la gente,
o in solitudine, ma vivendo in armonia. Prende le ali del gabbiano per volare
alto, o quelle di un’ape per posarsi sui fiori e succhiarne il nettare o
sull’amata che ad ogni risucchio avverte vibrare la pelle come una dolce nota: “Io
e te vinti dall’amore.”. O veleggia al respiro di lei, che si trasforma in
Nausicaa o in Alcinoo o in una farfalla alla quale lui offre la spalla su cui
posare. Il suo ‘tu’ è se stesso o anche l’altro, o meglio “l’altra”, per una
rinascita all’insegna della bellezza, del bene e della fratellanza.
Alcuni versi suonano come monito nella vita quotidiana, come: “Diciamo di
amare, di amarci, | ma portiamo con noi sempre armi affilate.”; altri possono
intendersi definizioni filosofiche, come estasi: “attimi di gioia, che vivono
nell’eterno, | ti fanno compagnia”; o come poesia: “verità dell’anima.”;
o quando si afferma che si rimane soli nel caso di un “Amore dichiarato e
subito tradito.”. In tutti i casi se l’amore ritorna non vuole “guardarlo
girato di spalle”. È tutto frutto del dettato sincero di chi si pone
all’ascolto dell’anima. Quanta poesia e tenerezza: “sotto il lembo del labbro
contratto | compare una dolce delicatezza di donna”; e quanto senso di
giustizia e onestà in: “più dai, | più ti senti pieno.”. Vera poesia, vero
amore.
| |
 |
Recensione |
|