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I colori visti dopo
1 colori visti dopo, di
Fosca Andraghetti, è raccolta poetica strutturata in tre sezioni, ciascuna
introdotta da una citazione letteraria (Il tempo, Ovidio; La terra, C. Connolly;
Io, noi, gli altri, A. De Lamartine). Dell'Autrice sappiamo che ama l'arte nella
manifestazione visiva e sonora, ma è della parola che ha fatto il suo strumento
di espressione privilegiato, tanto che è promotrice culturale, è presente in
alcune antologie, riviste e siti Intemet, ha già pubblicato opere di narrativa e
di poesia, riscuotendo riconoscimenti dalla critica. La prefazione di Laura
Colombari evidenzia "una nostalgia struggente" quando lo sguardo poetico si posi
sui paesaggi e quanto la Poetessa attinga nella memoria, in particolare,
scavando nel suo interiore e portando alla luce con senso di purezza gli affetti
verso il nonno e verso la figlia.
I suoi versi sono di evocazione
con lo sguardo rivolto agli altri. Nella poesia di apertura evoca con soffuso
calore sentimentale, colori e immagini, paesaggio e casa, suono e nostalgia:
"il sole impazzava contro i muri, | nei granelli di brina lucenti | ... | È un
rumore lieve che fa male." (I colori). Evoca gli sguardi scambiati fra
giovani ventenni, nel fremito delicato quanto pruriginoso, con tanti sogni ma
con l'incertezza del futuro; il calore domestico percepito attraverso odori e
sapori della cucina, della pasta preparata in casa dalla madre: un mondo che
abbiamo perduto e che la Poetessa rinnova attraverso la figlia.
Quadretti che si animano della
vita dei campi, di anni addietro, di uomini e donne: crescere nel desiderio di
conoscere i nomi di fiori e osservare la "impietosa lama di aratro" che lacera i
campi in attesa che diano i loro frutti. Il padre si prendeva cura della
raccolta del miele e la madre l'aggiungeva al latte munto di fresco; ma oggi ne
sente l'assenza, è rimasto nelle fotografie; mani nodose, uomo pensieroso; con
berretto e in compagnia di un cane; ne riceveva conforto e giochi. La sua
nostalgia si fa strada nel silenzio rotto dai motori; il silenzio si è
sostituito alla vitalità, lasciando posto a un amore tramontato, a "un
fallimento"; a un cane, un gatto, fiori.
Fosca Andraghetti sente addosso
il sole che penetra nel bosco, che bacia la terra; vede querce secolari; le
stoppie che seguivano dopo il raccolto. Rivive anche il mare con ombrelloni, una
gita in barca, un popolo di bagnanti e venditori di vari colori; gli odori di
"un cartoccio di mortadella, lire | novanta 1' erto" (pag. 33). Il basso
costo dell'insaccato, ci porta a diversi decenni addietro, quando per motivi di
studio, la giovane si recava alla stazione ferroviaria in bicicletta e a un
certo punto, per via della neve, era costretta a trascinarla. Mi immagino un
campo in prossimità di un bosco, un fagiano che "becchetta tra foglie nuove" e
uno scoiattolo sul tronco di un noce.
La Poetessa, ne I colori
visti dopo, come in un gioco di specchi, guardandosi dentro, si relaziona
con gli altri: "Mi sono inventata spazi ideali, | per non pensare scrivo
poesie | o almeno mi sembrano tali. | ... | Ti rado la barba, | ti spezzo un
biscotto | e vorrei essere in un prato" (41). È intenerita verso se stessa,
come la bambina che era: "Te ne stai rattrappita | sotto le lenzuola | racchiusa
come un feto." (50). La nostalgia le procura sofferenze, così come quando
ritornando nella vecchia casa, nemmeno il vicino la riconosce.
Ricorda Rivabella, non più come
i presepi di una volta; l'uso di inserire i dentini caduti entro le fessure dei
muri. Si immedesima nelle popolazioni che attualmente patiscono la guerra, che
magari vengono in Italia: "Lascio il tutto per il nulla | mi resta il mio
bambino | che non sa cos'è la guerra." (56); bambini, madri e mogli piangono.
Il povero, senza niente, per strada respira gli odori delle cucine, si riempie
gli occhi della vista di prelibatezze, ma il suo stomaco resta vuoto. La Nostra
riprende il senso dell'attesa di una porta che si apra, agli altri. Si
sovrappone l'immagine della tazzina di caffè, al risveglio a casa, che azzerava
eventuali dissapori della sera prima. Si riaffacciano gli incontri di furtivi
amori giovanili; oggi "bambini paffuti e vecchi assenti | badanti stranieri e
cani dagli occhi buoni." (63). Sono parole che si fanno voce e corpo, che
prendono anima, che si adattano al nonno o al padre, alla figlia o a se stessa,
a chi sogna un mondo migliore.
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Recensione |
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