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LunaMajella
I sentieri
“E non sai
Qui i poeti La gente, però, pur essendo circondata da una vita aspra, non si arrende, ma resta fedele alla sua terra e fa affidamento ai suoi Santi, “dentro quel ciel che mai vuole perderci”, afferma il poeta in Lunamajella (VII). Le persone, difatti, sono abbarbicate alle montagne e alla rocce “maledette dal cuore”, come se il cuore avesse ricevuto la dolce condanna, usiamo volutamente un’antitesi, di non far scivolare via dal petto questi posti. Appare, dunque, evidente che il poeta non canta il suo luogo natìo, ma bensì un’area del teatino, quella dolce e amara Lunamajella, divenuta per lui “madreterra”, terra, cioè che custodisce il suo animo, e che gli regala quelle sensazioni che si traducono, poi, in scrittura, più precisamente in poesia. Il testo è impreziosito da tocchi dialettali, grazie alle accurate traduzioni nell’abruzzese dell’area teatino-frentana di alcuni componimenti, realizzate da Mario D’Arcangelo. La lingua dialettale ha, infatti, la capacità di esprimere il suono, o meglio la musica, intonata dal cielo, dalle pietre, dagli alberi, dal vento e conferisce al lettore la possibilità di immergersi completamente e quasi proiettarsi fisicamente nei luoghi ivi descritti. Dal punto di vista prettamente linguistico è possibile notare che le ripetizioni verbali, le iperboli, gli anacoluti, le curiose scelte lessicali presenti in questo lavoro poetico, non sono altro che espedienti attraverso i quali si tenta di concretizzare stati d’animo e sensazioni che l’autore prova di fronte alla maestosità e alla bellezza del paesaggio che lo circonda (potremmo quasi parlare di una sorta di sindrome di Stendhal). La Natura diventa, per Stefanoni, come una vera e propria migliore amica, che prende il poeta per mano e lo guida, permettendogli di raggiungere i meandri più oscuri della sua anima. Il desiderio del poeta è quello di volare oltre le cose finite, ma, al tempo stesso, il peso del profumo della terra che ama glielo impedisce, radicandolo al suolo. “Forse è per questo che oggi lo sguardo si alza ma non supera i tetti”, scrive, infatti, lo stesso Stefanoni. 9 novembre 2019. |
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