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Segreti casentini ed oltre a primavera

L’ambientazione (il Casentino) esplicitata nel titolo della silloge non sottende a un motivo – per così dire – paesaggistico e stagionale delle liriche. Il paesaggio primaverile – intendiamoci – è presente e visibile. E tuttavia assume una connotazione metafisica nella trasfigurazione che di esso si compie attraverso il filtro magico della sensibilità della poetessa veneta.

L’agevole plaquette, corredata dall’attenta, condivisibile, esaustiva prefazione di Pierangelo Fabrini, pone chi legge di fronte a un susseguirsi di accostamenti analogici, intuizioni simbolistiche, pulsioni della sfera sensistico-spirituale il cui lessico – dall’area semantica di genere prevalentemente naturalistico – si fa strumento di un annullamento panico nel viver silente delle cose, con Divino e Umano a defluire dal mondo del Mistero in buon’armonia, senza tracce d’incompatibilità.

La struttura formale – paratattica - tende a conferire all’uso del “presente” la resa rappresentativa della contemporaneità “contingente” nel “Cospetto etterno” dell’ “Oltre”. Operazione – questa – che riesce solo a poeti (pochissimi) degni di tal nome.

Recensione
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