| |
Il verso della vita
La sua
scrittura nel gioco tra materia e spirito, memoria e tempo, realtà e sogno,
lucido pensiero e creativa follia si fa canto poetico che si espande per le
sofferte sollecitudini di un’anima sempre tesa verso la bellezza e la prima
luce. Dalle brutture di un mondo eccessivamente tecnologico, senza principi
etici e rivolto soprattutto alle soddisfazioni più bassamente viscerali, il suo
verso ci porta su alte cime di purezza. Entriamo nel tempio costruito col
cemento della sillaba: “Ascolta / la parola che posa sul cuore // lasciati libera al
tempo / mai dimentica delle parole materne”: parole che legano premura amorosa e
pensiero, indicano e guidano per farsi abbraccio protettivo di madre. Non è
finita l’onda amorosa che già s’innalza quella critica e fustigatrice.
“Al mio
paese” dove la penna, con lama affilata, incide la stupidità di un vivere nel
vuoto dell’apparire; segue: “Non possiamo accatastare” con lo sbriciolarsi degli
affetti familiari pressati da una modernità artificiale, fredda e priva di quei
sentimenti che accendono il fuoco della vita. La parola poetica s’accende,
prende vigore, s’espande quando a sostenerla è la memoria, le immagini lontane
nel tempo acquistano spessore e luminosità nel ricordo si fa amara,
s’accartoccia, rabbrividisce quando il presente la schiaccia sotto i rulli della
sua decadenza.
| |
 |
Recensione |
|