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A ritroso. Versi e prose 2010-1995

Ancora giovane, Danilo Mandolini, ha già scritto un’autobiografia poetica nella forma di una vasta selezione dei suoi precedenti buoni libri ordinati “a ritroso”, dall’ultimo al primo, aggiungendo, a modo di prefazione, un piccolo gruppo di poesie inedite.

Nel nuovo ordine cambia il senso del discorso e il libro si configura come una ricerca del tempo perduto, che non è tempo di felicità ma di contemplazione del mondo con l’occhio della mente teso alla scoperta del vero essere di cose e umani. Mandolini ha avuto infatti il coraggio di cercare la via della conoscenza, assumendosi il rischio dello scacco e il dolore delle vite bruciate nell’ordinario procedere della casualità. Poesie e prose del tempo più lontano, pur tendendo a forme chiuse, hanno ritmi vari e vitali, perché nella precarietà si può sapere scorgere la bellezza dell’esistere. Poi interviene la cesura, nella vita prima che nella poesia, ed è la ferita irreparabile della morte. È il padre che muore, ma è come se la fredda ala avesse gelato la vita intera. Il pensiero e la parola si inaridiscono nell’ossessione dello sguardo interiore che contempla la perdita di senso, l’assenza della speranza. Così anche il ritmo si gela in un endecasillabo ad accenti fissi che ha la mono-tonia del canto funebre.

Rimase per vent’anni in quello stato
parlando e camminando con fatica
lungo il lembo che ondeggia tra le età
e che non lascia certezza da salvare
se non quella che sussurra che sei vivo …
Che sei vivo per scoprire che la fine
ha l’odore duro e denso dell’inizio:
l’odore che ti porti sulla pelle.

Recensione
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