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Senz'alfabetoE' raro imbattersi in uno scritto poetico in cui la sensualità, in tutte le sue componenti vitali, assume valore primario, assoluto, pressante ricerca e al tempo stesso preziosa creazione. E' quello che avviene nell'ultimo volume presentato da Anna Maria Guidi in cui l'autrice si immerge in un totale ascolto dei sensi propri e altrui, nella solarità più accentuata ed in un contatto carnale con la materia fino al punto di entrare all'interno della struttura molecolare e negli atomi più segreti delle cose.
E' una poesia quindi che predilige la fissità dell'attimo nella sua intimità profonda del vedere, godere e riconoscere il senso del trionfo e del degrado al tempo stesso delle cose. La ricerca di una condizione erotica, il trionfo della materialità, e per esteso, l'allontanamento dalla transitorietà della vita e da una realtà inaccettabile, in attesa del sogno o del sonno ristoratore. E l'autrice fissa lungamente ogni immagine, sia che essa inquadri la natura con i singoli animali o i territori dell'urbanità. Il suo diviene un contatto diretto, epidermico, da cui estrae la completa sostanza della materia distillandone gli umori, i suoni, i colori, le fragranze, in una costante presa diretta e con una insaziabile voglia di farsi parte integrante, osannante, distruttiva nel senso della morte e della ironia. Da qua l'osservazione di Manescalchi il quale parla di una natura intera/mente umanizzata e di una umanità con-tessuta nel divenire cosmico universale. A questo suo sentire e agire lirico si unisce la destrutturazione di un linguaggio poetico che violentemente demolisce quello classico o classicamente interpretato e, che dal più, viene considerato ancora oggi poco o non rivedibile. Una parola, la sua, tesa ad una essenzialità estrema, ed estremizzazione del significo, alla sua reinvenzione logica dopo una devastazione lessicale fino al punto di apparire talora astrusa e ipercondensata nel concetto ma sempre e comunque di rara suggestione. Si comprende dunque come questo libro fissi un confine netto e innovativo oltre il quale si apre un orizzonte affascinante di poesia intellettualmente proposta, volutamente scarnificata e sublimata nel suo fine ultimo; insomma proposta con una intenzione di demolizione dei precedenti canoni poetici della parola e che diventa talmente palpabile e godibile, talora da restarne irretiti, ma sempre e comunque prigionieri della sua intimità vitale nel tempo e nel sogno. Dunque un linguaggio di confine atto a segnalare il senso più profondo delle cose e nel modo più diretto di cui più si prende conoscenza e più si apprezza. Parole come afferma it prefatore del libro Giuseppe Panella che fuori-escono dal corpo e al corpo ritornano, pure "particole" di vita e di sogno... e come afferma Franco Manescalchi in quanta di copertina : "Ma quel che più conta e il dettaglio, la sintesi dove i neologismi creano una selva di sensi e di sensualità senza allontanarsi troppo dal loco originario significato (furegando per frugando, ti-tubare per tubare e temere, interrogatorio per interrogatorio, etc). Anna Maria Guidi lancia dunque una sfida di azzardi e di fascini su cui riflettere, con un volume da leggere e rileggere con la cura delle cose preziose, da assaporare e da godere con la stessa intensità con cui l'autrice l'ha ideato e scritto. |
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